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Lezioni di vita e orizzonti aperti con il volontariato internazionale

Fino all’8 aprile è aperta la raccolta di candidature per i progetti di volontariato all’estero con la Diaconia Valdese. Si tratta di percorsi dai 9 ai 12 mesi per giovani fra i 18 e i 30 anni, in partnership con tanti enti e associazioni che operano nell’ambito sociale.

Per avere maggiori informazioni sui progetti e sulla selezione basta scrivere all’indirizzo volontariato@diaconiavaldese.org.

Per comprendere meglio il mondo del volontariato internazionale, ecco un piccolo viaggio tra esperienze, emozioni e riflessioni di alcuni giovani che hanno scelto l’Italia come luogo per svolgere il loro anno di volontariato internazionale. Si tratta di progetti realizzati con enti partner della Diaconia Valdese.

Adriana Verghelet, volontaria rumena  tramite progetto europeo European Solidarity Corps, 20 anni, ha scelto Agape, luogo in cui era già stata in precedenza: «Penso che non ci siano tanti luoghi nel mondo belli come Agape e mi sono detta: devo fare questa esperienza qua. Ho finito il liceo l’anno scorso, volevo cercare di capire cosa mi piacerebbe fare nella vita prendendomi un periodo per fare esperienza al di fuori del mondo scolastico. Dopo 12 anni passati a studiare, dover decidere in quale ambito continuare non è facile, quindi ho pensato che questa esperienza mi avrebbe aiutato a capire. A causa della pandemia il centro di Agape è stato poco aperto, quindi ne abbiamo approfittato per fare molta manutenzione. Non faccio quindi ciò che mi ero immaginata di fare, ma ho ricevuto ugualmente molte “lezioni di vita”: ho imparato ad avere più pazienza, ad esempio, o a riflettere di più sulle mie emozioni. La cosa principale qui ad Agape è la vita nella comunità: siamo circa 10 persone che vivono nel centro. È stato un grande privilegio in questo periodo non rimanere da sola, ma vivere in una piccola comunità con altre persone. Ho imparato tantissimo e vorrei anche avere l’opportunità di restituire quanto mi ha dato Agape».

Johannes Rathjens, 19 anni, è volontario a Riesi tramite il servizio civile tedesco. «Fare volontariato credo sia importante e da sempre mi impegno in questo settore. Ho scelto l’Italia perché a scuola ho studiato italiano. Nel mio servizio mi occupo di molte attività diverse: lavoro nella cucina della scuola, accompagno i bambini sullo scuolabus e supporto le maestre durante le lezioni. Mi trovo benissimo, i colleghi sono gentili e soprattutto in questo periodo in cui non si può fare molto, vivere con dei coinquilini aiuta parecchio. Qui al Servizio Cristiano di Riesi ci sono molte possibilità di proporre progetti: ad esempio abbiamo realizzato un piccolo boschetto, piantato degli alberi e ragionato con i bambini sul problema dell’erosione della terra. Molte persone pensano che questo anno di stop dallo studio sia un anno perso, ma io credo che si sbaglino. Forse non si imparano le stesse cose che si imparerebbero durante lo studio, ma  è un anno in cui si guadagna tantissimo, soprattutto in termini di crescita personale».

«Ho scelto comunque di impegnarmi in questo anno di volontariato internazionale anche se sapevo già che si sarebbe sviluppato in un modo diverso dal solito, a causa della pandemia – dice Friederike Wischniewski volontaria all’Asilo di Luserna tramite il servizio civile tedesco, 19 anni – L’esperienza si è rivelata comunque un’opportunità di sviluppo personale. Ho scelto di lavorare in una casa di riposo. Certo mi manca il poter viaggiare, esplorare l’Italia, ma adesso non posso lamentarmi, sono grata di questa possibilità: l’alternativa sarebbe essere a casa, in Germania, a studiare da sola davanti ad uno schermo, e non mi sembra bello. La bellezza di questa esperienza sta nelle persone che frequento nel mio servizio: nel mio caso gli anziani. La loro saggezza, la furbizia, mi hanno fatto spesso sorridere e le esperienze che ho fatto, l’incontro con gli altri volontari, l’imparare una nuova lingua, hanno aiutato a sviluppare il mio orizzonte».

Hanna Domahidi volontaria ungherese al Passo Social Point di Torino, tramite il progetto europeo European Solidarity Corps, 20 anni.  «Ho scelto di fare il volontariato internazionale perché non volevo subito proseguire con l’Università, ho avuto bisogno di fare qualcos’altro oltre a studiare. Volevo conoscere un po’ il mondo e altre culture. Ho scelto l’Italia perché ho studiato italiano a scuola e mi interessavano molto la cultura e la storia italiane. Mi sarebbe piaciuto viaggiare nel paese, ma adesso non possiamo. Rimaniamo più a casa, pensiamo tanto e conosciamo meglio noi stessi: un viaggio interiore, veramente! Io lavoro con i bambini rifugiati nel doposcuola, facciamo i compiti insieme, giochiamo».

«Ho fatto volontariato in tanti paesi, ma questa in Italia è stata l’esperienza più lunga e impegnativa – racconta Ayah Ghazawna, 28 anni, tirocinante palestinese che collabora con l’ufficio a Villa Olanda tramite tirocinio finanziato dal programma europeo European Solidarity Corps – Ho partecipato a progetti con i giovani nelle scuole, ma adesso sto facendo un tirocinio sul marketing nei social media. Ho iniziato il tirocinio con la Diaconia prima di Natale e sto facendo quasi tutto online. Peccato, certo, perchè molte cose sarebbe bello farle insieme, in presenza. Sto pensando di proseguire gli studi, con una specializzazione in digital marketing, mi piace lavorare con le associazioni. Io sono araba e questa esperienza che sto facendo mi fa fatto vedere quante somiglianze ci sono tra le culture».

Un anno di volontariato diverso dalle aspettative, quindi, in cui viaggi e possibilità di poter godere dell’aspetto più “turistico” dell’esperienza purtroppo sono state molto limitate. Ma giustamente, come dice Johannes, guardiamo con positività ai mesi futuri: «Quest’anno non è ancora finito! Speriamo di riuscire ancora a fare tante cose, viaggiare, vedere bei posti, incontrare ancora più gente e provare a comprendere ancora meglio la cultura italiana».