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Brasile fra covid e crisi. Messaggio ecumenico per la resistenza indigena

L’organismo ecumenico brasiliano che si occupa di diritti umani “Coordenadoria Ecumênica de Serviço” (Cese) ha ribadito il suo impegno a favore della resistenza delle popolazioni indigene in Brasile. In particolare, il Cese ha dichiarato la vicinanza alle comunità indigene per i loro diritti culturali e territoriali.

«Dal Brasile coloniale ai giorni nostri – scrive il Cese – i popoli nativi hanno subito violenza, oppressione ed espulsione dai loro territori. Come se non bastasse, oltre a resistere allo smantellamento dei loro diritti e all’invasione, le popolazioni indigene resistono oggi alla pandemia, alle inondazioni e agli incendi».

Secondo il rapporto “Violência contra os povos indígenas no Brasil”, pubblicato ogni anno dal Consiglio indigeno missionario Missionário (Cimi), le popolazioni indigene «affrontano uno dei momenti storici più difficili dall’invasione dei colonizzatori».

In questo momento, la popolazione indigena è tra i gruppi più vulnerabili nella pandemia di covid-19, che proprio nelle ultime 24 ore ha fatto registrare in Brasile il record di 4.195 morti. In un Paese che si trova in piena crisi politica, dopo le dimissioni dei vertici militari e i successivi rimpasti con posizioni tuttora vacanti. È la prima volta dal 1985, dopo la fine della dittatura militare, che i comandanti dell’Esercito, dell’Aeronautica Militare e della Marina lasciano l’incarico contemporaneamente. Continuano inoltre le critiche mosse al governo Bolsonaro per la gestione della pandemia. E il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 14,2%, con 14,3 milioni di persone disoccupate, secondo i dati dell’Istituto brasiliano di statistica.

Secondo la rete dei popoli indigeni “Articulação dos povos indígenas do Brasil” (Apib), fino al 1° aprile, ci sono state fra le comunità indigene 1.029 vittime e 51. 857 contagi. A tutto ciò si sono aggiunti gli incendi dolosi in Amazzonia, Cerrado, Pantanal e lo smantellamento degli organismi di controllo ambientale.

Il Cese denuncia inoltre il modello di sviluppo predatorio che viola i diritti umani e sfrutta indiscriminatamente la ricchezza naturale per sostenere il capitale, l’agrobusiness, l’estrazione mineraria e di legname, il razzismo religioso.

«Il progetto fondamentalista del governo è entrato nei territori indigeni nel tentativo di minare la sua resistenza e imponendo la conversione religiosa – scrive ancora il CESE –. È una forza politica ed economica, con radici coloniali, che si affida anche al sacro per annientare l’esistenza dei popoli indigeni».

Nonostante lo scenario di costante insicurezza e violenza «i popoli indigeni continuano a resistere per il Bem Viver, difendendo i loro corpi e territori per mantenere viva la loro storia. Per 520 anni hanno resistito a un processo di oppressione e dominio totale».

Il Cese riunisce diverse chiese luterane, presbiteriane, episcopali, battiste e cattoliche. Collabora inoltre con ACT Alliance. Come organizzazione ecumenica, il CESE continua a sensibilizzare chiese e organizzazioni alla solidarietà e all’impegno per questa causa. Il Cese ha collaborato al sostegno finanziario di piccoli progetti e iniziative. Inoltre, si occupa di mediazione politica, facilita processi di dialogo, promuove formazione e comunicazione istituzionale per la visibilità e la diffusione della lotta indigena.

Proprio in questi giorni, è in corso “Abril Indígena”. Una mobilitazione di tutte le comunità e popolazioni indigene, con rassegne culturali, azioni, dichiarazioni e incontri, fra cui l’“Acampamento Terra Livre” (Terra libera). Apib denuncia: «520 anni fa, l’invasione europea dei nostri territori decimò milioni di abitanti originari e fece sparire migliaia di popoli, culture e lingue. Una delle calamità più tragiche conosciute nella storia umana”. Le comunità indigene sono state “saccheggiate, impoverite, distrutte da violenza, pregiudizio, discriminazione, razzismo. […] In tutte le fasi della storia brasiliana, la politica indigena, seguendo il continuo processo di metamorfosi del capitalismo, è servita ad estinguerci fisicamente o culturalmente, attraverso l’assimilazionismo e l’integrazionismo, le spedizioni di ‘caccia agli indigeni’, guerre, trasferimenti, regime civile-militare, espulsione dai nostri territori, persecuzioni, omicidi e massacri».

Per approfondire:

Vai al sito del CESE.

Vai al sito dell’APIB.

Leggi il manifesto Declaração do Abril Indígena – Acampamento Terra Livre 2021.