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In Grecia respingimenti ai confini e condanne per presunti scafisti

In Grecia un richiedente asilo è stato processato con l’accusa di essere un contrabbandiere di esseri umani e di essere responsabile di un naufragio letale. È stato condannato a 146 anni di reclusione. Il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa ha esortato le autorità greche a cessare i respingimenti e a indagare sulle azioni delle forze di polizia ed ha espresso preoccupazione per il deterioramento della situazione per le persone in movimento in Grecia e per le Ong che le sostengono, mentre un nuovo rapporto delinea l’orribile estensione della violenza usata durante respingimenti. Morti recenti e tentativi di suicidio nei campi greci e alle frontiere evidenziano le condizioni insopportabili che richiedenti asilo, rifugiati e migranti devono affrontare in Grecia.

La vicenda viene raccontata sul sito dell’Ecre, il Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli, rete europea di 95 organizzazioni non governative di 40 differenti nazioni europee che promuove i diritti dei rifugiati, dei richiedenti asilo e degli sfollati. In Italia ne fanno parte, Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione, Asilo in Europa (Aie), il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), Mosaico e Oxfam.

Il 13 maggio, il 27enne Mohamad H. è stato condannato a 146 anni di reclusione da un tribunale di Mitilene, Lesbo. Dopo essere fuggito dalla Somalia in Turchia, il giovane padre di quattro figli ha tentato di raggiungere la Grecia su un gommone insieme ad altre 33 persone nel dicembre dello scorso anno. La loro barca si è capovolta vicino a Lesbo e due dei passeggeri sono annegati mentre i restanti, compreso Mohamad H., sono stati salvati dalla guardia costiera greca. Sopravvissuto a questo tragico viaggio nella speranza di trovare rifugio, Mohamad H. è stato arrestato per aver guidato la nave e accusato dalle autorità greche di «trasporto illegale di cittadini di paesi terzi in territorio greco» (traffico di esseri umani), con le circostanze aggravanti del pericolo per la vita dei coinvolti e la morte di due persone. Secondo i sopravvissuti, Mohamad H. ha cercato di salvare la vita di tutti quando la loro barca è entrata in difficoltà, ma secondo la rigida legge greca sull’immigrazione «basta toccare il timone per essere condannato a molti anni di prigione come ‘contrabbandiere’», hanno dichiarato gli avvocati che difendono Mohamad H. Il processo è avvenuto poche settimane dopo la condanna a 52 anni di reclusione e 242mila euro di spese per un giovane rifugiato siriano per «ingresso illegale» e «agevolazione dell’ingresso illegale» per essere entrato in Grecia illegalmente con moglie e tre figli. Condanna che ha suscitato grandi polemiche nel Paese ellenico.

In una lettera inviata al Ministro per la protezione dei cittadini, al Ministro della migrazione e dell’asilo e al Ministro della navigazione e della politica insulare della Grecia, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović ha esortato le autorità greche a indagare sulle accuse di respingimenti e maltrattamenti dei migranti, per garantire un ambiente favorevole alle Ong e per migliorare le condizioni di accoglienza. Il Commissario fa riferimento ai crescenti casi di respingimenti ai confini terrestri e marittimi, documentati per diversi anni da media, Organizzazioni non governative, organizzazioni internazionali e strutture nazionali per i diritti umani della Grecia ed esprime profonda preoccupazione «che la reazione ufficiale delle autorità greche sia stata spesso negare semplicemente le accuse di respingimenti». Nella loro risposta alla lettera, i ministri negano la presunta violazione dei diritti e sottolineano gli sforzi a tutela di ogni vita delle autorità greche affermando che i funzionari avrebbero svolto i loro doveri in un «ambiente sfavorevole di informazioni fuorvianti intenzionali emanate nella maggior parte dei casi dalle reti di trafficanti e da coloro che li sostengono». Nel suo Rapporto annuale sulla tortura 2020 pubblicato di recente, il Border Violence Monitoring Network (Bvmn) analizza la violenza usata durante le operazioni di respingimento, con particolare attenzione alla Grecia e alla Croazia. Nel 2020, Bvmn ha raccolto 86 testimonianze di respingimenti dalla Grecia, che hanno interessato almeno 4.583 persone. L’89% dei respingimenti effettuati dalle autorità greche conteneva una o più forme di violenza e abuso che secondo la Ong «equivalgono a tortura o trattamento inumano». Più della metà dei gruppi sottoposti a tortura o trattamenti inumani da parte delle autorità greche includevano bambini e minori. Gli incidenti registrati includono più casi in cui gli ufficiali greci hanno picchiato e poi gettato persone nel fiume Evros con molti incidenti che hanno portato a persone scomparse, presumibilmente annegate e morte. Il 7 maggio, il corpo già decomposto di un giovane è stato recuperato presso il fiume che segna il confine terrestre fra Grecia e Turchia.

La lettera del Commissario esprime anche preoccupazione per il trattamento dei richiedenti asilo, rifugiati e migranti che si trovano già nel paese, comprese le condizioni preoccupanti nelle strutture di accoglienza e le implicazioni che le prossime chiusure di alcune strutture avrebbero per i diritti e il benessere delle persone colpite, in particolare bambini. Ci sono state segnalazioni di alte mura costruite intorno ai campi esistenti in tutta la Grecia e diversi incidenti nelle ultime settimane illustrano le condizioni di vita strazianti che le persone che arrivano in Grecia devono affrontare. Il 3 maggio, un rifugiato somalo di 28 anni è morto nella sua tenda nel sovraffollato campo sull’isola di Chios.

Il cosiddetto campo di Moria 2.0 a Lesbo, dove più di 6.000 persone vivono in tende condivise, ha visto una recente epidemia di COVID-19 con 30 persone risultate positive e più di 100 messe in quarantena in una sezione del campo. I media locali riferiscono che la campagna di vaccinazione per i richiedenti asilo inizierà a fine maggio, ma che gli unici richiedenti asilo ammissibili al vaccino sono quelli che vivono nei campi situati in popolari destinazioni turistiche.

Intanto il 4 maggio 2021, un tribunale amministrativo tedesco ha pubblicato la sua decisione nel caso di un cittadino siriano che è stato arrestato al confine tedesco-austriaco e rimpatriato con la forza in Grecia, dove viveva per le strade di Atene dalla sua deportazione nell’agosto 2020. Il tribunale ha ritenuto che, in considerazione delle condizioni di vita in Grecia, i diritti del ricorrente ai sensi dell’articolo 4 della Carta e dell’articolo 3 della Cedu erano stati violati e continuavano a essere violati fino al ritorno del ricorrente in Germania. Inoltre, ha concluso che l’accordo bilaterale di riammissione tra Germania e Grecia che era alla base dell’ordine di rimpatrio era «chiaramente illegale». Il tribunale ha ordinato di riportare il ricorrente in Germania. I membri dell’Ecre insieme al Consiglio greco per i rifugiati (GRC) e PRO ASYL hanno sostenuto la procedura.