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Standing Rock, le comunità indigene e il ruolo del Cec

Un gruppo di pellegrini del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) visiterà le comunità indigene di Standing Rock, in particolare lungo la riva del fiume Missouri (Lago Oahe), con alcuni momenti di condivisione aperti al pubblico e appuntamenti online dal 25 al 28 maggio.

Un modo per «esprimere solidarietà con le comunità indigene per essere vicini alla loro lotta per la giustizia; inclusa la giustizia per l’acqua».

Le visite saranno ospitate dalla Standing Rock Episcopal Community e dal North Dakota Council on Indian Ministries con un approccio ibrido: l’accompagnamento fisico dei partecipanti e la connessione virtuale per i partecipanti internazionali».

I popoli indigeni sono in prima linea nell’industria dei combustibili fossili. Standing Rock è stato «il punto centrale del Dakota Access Pipeline e del contenzioso giudiziario sin dal 2016. Il team di pellegrini affronterà dunque, tra i vari temi, la questione ambientale, l’ingiustizia relativa alla distribuzione dell’acqua, la questione delle terre sacre e i fenomeni di razzismo intorno a Standing Rock e nel mondo».

«Il progetto dell’oleodotto Dakota Access Pipeline (Dapl) – scrivevamo tempo fa su Riforma  -, 1886 km di tubature interrate fra Nord Dakota e Illinois passando sotto il fiume Missouri, minacciava le riserve idriche della zona della riserva Sioux di Standing Rock, e quindi le sue popolazioni, inoltre nel suo percorso avrebbe dovuto attraversare un territorio sacro a diverse nazioni indiane (Sioux, Arikara, Mandan e Cheyenne settentrionale), il Sundance Ground.

La mobilitazione delle tribù di nativi, supportati a livello nazionale e internazionale da chiese di diverse denominazioni, aveva portato a proteste pacifiche, veglie di preghiera, manifestazioni con ambientalisti e difensori dei diritti, facendo conoscere al mondo la vicenda e il nome di Standing Rock, che nell’estate 2016 era diventato un presidio permanente.

Nella vicenda si scontravano due opposte visioni, da un lato chi vedeva nella costruzione dell’oleodotto la creazione di posti di lavoro, il sostegno al fabbisogno energetico degli Usa, l’ottimizzazione del trasporto del greggio rispetto all’uso di camion o treni, dall’altro chi diceva che l’impatto ambientale di questo progetto da 3,8 miliardi di dollari sarebbe stato superiore ai benefici».

Una questione aperta ancora oggi.

Insieme alle comunità indigene «il Cec cercherà di dare risposte e formulare proposte e proporrà un focus sul ruolo delle chiese e della comunità ecumenica per sostenere quell’area».