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Libertà per Patrick Zaki

Libertà per Patrick Zaki.

L’accesa discussione sugli inginocchiamenti prima di un evento sportivo mediatico ha riportato l’attenzione sul senso di gesti dimostrativi apparentemente ininfluenti su istanze politiche o giudiziarie. Che senso ha manifestare ciò che si pensa su un fatto che va oltre la possibilità di azione individuale e collettiva? Perché firmare petizioni online? Quale senso ha postare sui social la propria indignazione per la situazione delle carceri o per sostenere un decreto-legge contro la discriminazione e la violenza per motivi fondati su sesso, genere, orientamento sessuale, identità di genere e disabilità? E qual è il peso di una posizione assunta da una minuscola comunità di credenti? Per tutti questi interrogativi c’è sempre e solo una risposta: praticare la libertà della propria coscienza e, per chi crede nel Dio di Gesù Cristo, schierarsi contro la sopraffazione, l’ingiustizia e la violenza del più forte sul più debole. 

Così, per la libertà dello studente egiziano in carcere, abbiamo risposto a una richiesta di Amnesty International di fare una foto con la silhouette di Patrick alla fine del culto di domenica 11 luglio. Per dire che ci siamo e che sappiamo che la speranza di giustizia si fonda su una promessa di redenzione. Quella che ci è stata testimoniata.

(Intanto nela giornata del 12 luglio è stata rinnovata per altri 45 giorni la carcerazione di Zaki, che il giorno successivo, 13 luglio, per la prima volta dal giorno del suo arresto il 7 gennaio 2020, è stato ascoltato dai giudici, Ndr.)