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Stare insieme per essere testimoni di Gesù Cristo

Tornando dal Sudafrica, dopo aver partecipato al 21° Congresso dell’Alleanza Battista Mondiale (Bwa) nel 2015 in un articolo sul giornale Riforma scrivevo: «Nulla rimane più lo stesso dopo aver condiviso la stanza con un fratello del Sud Sudan, dopo aver incontrato il presidente del consiglio delle chiese evangeliche del Nepal, dopo aver parlato con una donna battista libanese…». Come tutti sanno quest’anno il 22° Congresso della Bwa si è tenuto in maniera completamente virtuale. Non è stata la stessa cosa. Ho partecipato anche a quest’ultimo congresso ma non riesco a raccontare nessuna storia, a trasmettere nessuna emozione, nonostante ci siano stati anche in questo congresso momenti toccanti e suggestivi. Dunque, sono immensamente grato al Signore di avermi dato cinque anni fa l’opportunità di partecipare a quell’evento di persona e di aver incontrato una famiglia globale con cui sentirmi unito nella testimonianza a Cristo.

La parola chiave del 22° Congresso è stata “Together” cioè insieme, che è stata declinata in diversi modi: primo giorno, “insieme” per la difesa del principio della liberà religiosa, che rimane ancora un forte segno identitario dei battisti nel mondo; secondo giorno, “insieme” nella testimonianza; terzo giorno, “insieme” nella giustizia; quarto giorno, “insieme” nella speranza.

Se dobbiamo essere “Insieme nella testimonianza”, che testimonianza possono dare le chiese battiste che sono divise su tutto e divorate dai conflitti? Nella preghiera sacerdotale (Giov. 17, 20-22) Gesù prega affinché i suoi discepoli siano uno. La metafora calcistica di questi giorni dimostra che, se si è uniti si vince, se invece ognuno gioca per conto suo si perde. I battisti devono imparare a lavorare insieme, uniti in un cuore solo, una mente sola. Uniti nonostante le differenze geografiche, culturali, educative, status sociale. Dobbiamo essere uniti nonostante proveniamo da Unioni e Convenzioni battiste diverse.

Ma perché dobbiamo stare “Insieme?”. Per essere “testimoni” di Gesù. E per essere testimoni di Gesù, bisogna prima imparare ad essere “conformi all’immagine di Cristo”. Questo non avviene in maniera mistica ma ciascuno deve fare un percorso per liberarsi dei condizionamenti e di tutti i pesi che sono d’impedimento. Dobbiamo formare discepoli e discepole e non persone religiose o volontari di un’associazione no profit. I battisti nel mondo insistono molto sul discepolato e sulla testimonianza personale, mostrando come l’Evangelo ha il potere di trasformare le vite delle persone.

L’ex presidente della Bwa, past. Paul Msiza, partendo dal testo di Apocalisse 5, 9-10 ha titolato il suo sermone: “Insieme nella diversità” come un invito a rimanere uniti/e perché “Dio ci ha acquistato a Sè a caro prezzo, mediante il sangue di suo Figlio, ha acquistato tutte le genti di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e ne ha fatto… un regno di sacerdoti».  «Siamo qui popoli diversi», ha detto «ma siamo uniti grazie alla riconciliazione compiuta da Cristo che allontana da noi ogni separazione. Da soli non ce la faremo mai».

Siamo “insieme per la giustizia” perché noi adoriamo e lodiamo un Dio giusto. Facciamo confessione di peccato per esserci divisi tra coloro che fanno evangelizzazione e coloro che si impegnano solo sulla giustizia sociale. Alcuni pensano ad essere culturalmente rilevanti ed altri a fare le “marce per Gesù”: entrambi hanno lasciato l’evangelo fuori dalla porta provocando una divisione tra salvezza personale e salvezza sociale. Per molti anni abbiamo solo “parlato” della salvezza e abbiamo fatto solo “attivismo” lasciando fuori dalla porta Dio. Nella Bibbia però la salvezza riguarda tutto l’individuo (non solo la sua anima), riguarda soprattutto il perdono dell’uno con l’altro e con Dio. La salvezza risana le divisioni (greco-giudeo, uomo-donna, schiavo-libero), e libera gli oppressi. Abbiamo preso coscienza di tutto ciò? In Italia anni fa abbiamo avviato il discorso sulla missione integrale, ma poi la riflessione si è fermata. Credo che noi battisti italiani ci siano persi in dispute inutili: prima con la polemica anticattolica, poi con le varie dispute tra conservatori e progressisti, dimenticando che i battisti sono da sempre aperti a qualsiasi idea. Non esiste una teologia battista ma esiste un discepolo o una discepola che ascolta un solo maestro: Cristo. Le nostre convinzioni si possono sempre migliorare, riformare, ma solo una è la verità eterna: Gesù Cristo.

Infine, “Insieme per la speranza”. La predicazione finale ha parlato della speranza in un tempo difficile, partendo dal libro di Geremia 29, 11-14 «“Infatti io so i pensieri che medito per voi”, dice il Signore, “pensieri di pace e non di male per darvi un avvenire e una speranza…”». Questi versi non promettono prosperità ma, nel caos della vita attuale, ci parlano della promessa della pace. Dio non promette mai un mare di soldi ma promette pace e serenità. È necessario il discernimento per riconoscere quelle false speranze che oggi promettono una vita senza sofferenze. Il Dio di Geremia promette al suo popolo e a noi oggi, pazienza e calma per farci passare attraverso le sofferenze, e superarle.

I battisti e le battiste riuniti nel 22° Congresso si sono lasciati/e con questo patto e questa preghiera:

«Siamo chiamati/e ad essere una comunità che rende culto a Dio, offrendo tutto nella preghiera.

Siamo chiamati/e ad essere una comunità missionaria, per far conoscere l’amore redentivo di Dio.

Siamo chiamati/e ad essere una comunità sacrificale, donando generosamente tutto ciò che Dio ci ha donato.

Siamo chiamati/e ad essere una comunità inclusiva, per condividere con tutti l’ospitalità del Regno di Dio.

Siamo chiamati/e ad essere una comunità profetica, che sfida i poteri che opprimono e corrompono.

Come popolo evangelico, facciamo alleanza davanti a Dio e l’un l’altro:

effondi su di noi il tuo Spirito.

Aiutaci così a camminare nelle tue vie

in modo che le promesse che facciamo in questo giorno, e la vita che noi viviamo insieme,

possa diventare un’offerta d’amore, un nostro dovere e delizia, glorificando veramente te, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.

In questo giorno, ci doniamo di nuovo al Signore e

l’un l’altro per essere legati insieme nella comunione,

e per lavorare insieme nell’unità dello Spirito per la missione di Dio».