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Che sia pace in Sud Sudan

«Da troppe generazioni le vite di migliaia di persone sono state ferite, mortificate. Per questo motivo chiediamo con forza e urgenza ai leader del Sud Sudan, al governo, alle fazioni in conflitto, alle forze di sicurezza e ai cittadini di assumersi ognuno la propria responsabilità per porre fine alle violenze, di risolvere i conflitti di rinunciare a qualsiasi forma di violenza», così si legge nell’appello lanciato dalla Rete ecumenica del Sud Sudan redatto in occasione della Giornata Internazionale della pace celebrata lo scorso 21 settembre nel mondo.

«Ribadiamo – prosegue l’appello – la nostra vicinanza e solidarietà alle donne, agli uomini, ai ragazzi e alle ragazze del Sud Sudan, che per troppi anni hanno sopportato il peso del conflitto». Le ambizioni politiche e la disponibilità di molte armi tra i civili «spesso contribuiscono a far aumentare la violenza intercomunale – si legge ancora -. Un’assenza di responsabilità che spesso fa aumentare indiscriminatamente le uccisioni. Uomini armati eludono facilmente ogni responsabilità per le loro uccisioni».

Vuoti di responsabilità, questi, che «incoraggiano atti di violenza», osserva l’appello: «violenze che provocano traumi, insicurezze e violazioni dei diritti umani tra i civili».

Almeno 128 operatori umanitari, molti dei quali Sud-Sudanesi, sono stati uccisi dal 2013.

 «Siamo vicini alle nostre sorelle e i nostri fratelli che hanno perso parenti che hanno subito violenze per essersi messi al servizio del prossimo».

Il messaggio, infine, chiede al governo del Sud Sudan di intensificare gli sforzi per prevenire e porre fine agli atti devastanti di violenza nel paese.

«Esortiamo tutti i leader del Sud Sudan a lavorare come servitori e non come dominatori e a perseguire la pace; a fornire i servizi di base necessari a tutte le persone, a costruire infrastrutture affinché le persone possano permettersi una vita dignitosa e senza violenze, senza paure e povertà», il messaggio termina ricordando che «una pace duratura non si ottiene apponendo una semplice firma, tantomeno si può ottenere spartendosi il potere tra le élite».