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Abusi nella chiesa cattolica francese, tema che interroga tutte le chiese

Le conclusioni della Commissione indipendente sugli abusi all’interno della Chiesa cattolica in Francia (Commissione Sauvé, dal cognome del suo presidente), rese noto il 5 ottobre, hanno colpito profondamente l’opinione pubblica transalpina ad ogni livello.

Proviamo a fare un po’ di ordine.

La commissione è composta da professionisti con competenze diverse nei campi del diritto (penale, canonico e tutela dell’infanzia), psichiatria e psicoanalisi, medicina e salute, educazione e assistenza sociale, storia e sociologia e infine teologia. Le persone che ne fanno parte hanno acquisito una reale legittimità nelle rispettive aree di competenza.

Dopo due anni e mezzo di lavoro ha prodotto un documento di 485 pagine e oltre due mila appendici contenenti cifre, testimonianze, raccomandazioni per «riformare» la chiesa e porre fine al fenomeno «sistemico» della violenza sessuale.

Una cifra è evidenziata nella prefazione: 216.000 bambini e adolescenti sono stati vittime di violenze o aggressioni sessuali da parte di religiosi o ecclesiastici in Francia dal 1950. Questo numero incredibile sale fino a 330.000 se si tiene conto delle vittime di aggressori laici entro l’istituzione. Un record «devastante», secondo Jean-Marc Sauvé, presidente della Commissione.

La commissione si basava inizialmente su 6.500 testimonianze (lettere, risposte a questionari…) e 250 udienze di vittime di abusi. Di fronte «all’estrema difficoltà di raggiungere le vittime e farle testimoniare», ha commissionato all’Inserm, L’istituto nazionale della salute e della ricerca medica un’indagine sulla popolazione generale, condotta su un campione rappresentativo di 28.000 persone.

Il rapporto afferma che si tratta di una valutazione statistica con una «forbice di oscillazione» di più o meno 50.000. La cifra esatta è quindi compresa tra «165.000 e 270.000».

Come previsto, la richiesta di testimonianza ha avuto una risposta solo dall’1,25% degli interessati. In tutto, quasi i due terzi delle violenze sono state commesse da sacerdoti e religiosi e religiose e poco più di un terzo da personale laico della chiesa.

Gli aggressori maschi, sono in un numero che oscilla fra i 2.900 ei 3.200, questa volta sulla base degli archivi giudiziari, della stampa e della diocesi e delle testimonianze raccolte. Secondo il rapporto, quindi, tra il 2,5% e il 2,8% di sacerdoti e religiosi sono colpevoli di abusi sessuali durante questo periodo. In questa tristissima classifica questa appare una percentuale inferiore rispetto agli esiti di analisi simili compiute in altre nazioni: in Germania si parla del 4,4% del clero coinvolto, negli Stati Uniti del 4,8%, in Australia  del 7% e in Irlanda addirittura il 7,5%.

«Questi numeri sono molto più che preoccupanti, sono travolgenti e non possono in alcun modo rimanere senza risposta. Richiedono misure molto forti», ha commentato lo stesso Sauvé al momento della presentazione del rapporto.

La Commissione ha evidenziato che l’1,16% delle persone legate alla Chiesa cattolica ha subito violenze sessuali di vario genere, di cui lo 0,82% da parte di chierici, religiosi e religiose.

Questo tasso è da due a tre volte superiore rispetto ad altri ambienti: 0,36% nei centri di vacanza e nei campeggi, 0,34% nelle scuole pubbliche (esclusi i convitti) e 0,28% nello sport. È tuttavia molto più basso che negli ambienti familiari e amichevoli, i principali luoghi di violenza sessuale sui bambini: il 3,7% degli adulti che vivono in Francia ne è stato vittima.

L’80% delle violenze sessuali nella Chiesa riguarda i giovani ragazzi tra i 10 e i 13 anni. Una tendenza specifica della Chiesa, poiché nel resto della società il 75% delle vittime di abusi sessuali è composto da donne. I membri della commissione sottolineano che è probabile che i sacerdoti fossero più a contatto con i ragazzi nelle scuole dello stesso sesso, ma questo non basta a spiegare «disuguaglianze così forti e una tale specificità della Chiesa cattolica».

«Il nostro celibato è una scelta di amore, di rispetto. Che alcuni abbiano potuto utilizzare il nostro ministero in modo indiretto per soddisfare i propri impulsi è grave», ha commentato da parte sua Eric de Moulins-Beaufort, presidente della conferenza dei vescovi di Francia.

La Commissione conferma l’esistenza di un problema «sistemico», alimentato dal silenzio organizzato e dalla copertura istituzionale. Mentre la maggior parte delle violenze, il 55,9%, è stata commessa tra il 1950 e il 1970, le curve mostrano una relativa stabilità dal 1990, dato il calo del numero dei sacerdoti e del ruolo stesso della Chiesa nella società. «Dobbiamo liberarci dell’idea che la violenza sessuale nella Chiesa cattolica sia stata sradicata, che il problema sia alle nostre spalle», ha aggiunto  Sauvé. «Il sistema è deviante, manca di equilibri essenziali, di tutele affidabili».

Dopo aver fatto elencati cifre impietose, la relazione elenca 45 proposte. La commissione raccomanda in particolare alla Chiesa di «riconoscere la propria responsabilità sistemica», e propone all’istituzione di assumersi una responsabilità civile e sociale «indipendentemente da ogni colpa personale dei suoi dirigenti». Per la commissione è necessario il riconoscimento delle vittime da parte della Chiesa; suggerisce, ad esempio, l’istituzione di cerimonie pubbliche, celebrazioni liturgiche in memoria delle sofferenze inflitte, o addirittura un memoriale.

Chiede inoltre di chiarire le missioni, le competenze e i ruoli delle cellule di ascolto destinate alle vittime istituite nelle diocesi dal 2016. Raccomanda di rivolgersi «solo a laici appositamente formati», in contatto con professionisti del sostegno alle vittime.

Ma il rapporto Sauvé non elude la questione del risarcimento delle vittime. La commissione raccomanda di individuare il calcolo del risarcimento dovuto a ciascuna vittima. Propone un metodo di calcolo che consisterebbe nel prendere in considerazione «il danno subito piuttosto che fare riferimento alle categorie di reati commessi». Il compito dell’arbitrato in materia di riparazione finanziaria dovrebbe essere affidato a un organismo indipendente, secondo la commissione.

Lo sdegno come dicevamo è forte nel Paese dal giorno della pubblicazione del testo, e non mancano le reazioni.

L’ultima in ordine di tempo è quella di tre personalità note nel panorama cattolico francese: François Devaux, fondatore dell’associazione “La parola liberata” nata proprio per dare voce a coloro che hanno subito abusi, Anne Soupa, teologa e lo scorso anno provocatoriamente autocandidatasi alla guida della diocesi di Lione per denunciare proprio il monopolio maschile nella vita della Chiesa cattolica, e Christine Pedotti, direttora della rivista “Testimonianza cristiana”. Il loro appello, intitolato “Di fronte a questo fallimento, le dimissioni dei vescovi sono l’unico risultato onorevole” chiede per l’appunto «in segno di speranza e di rinnovamento, l’unico gesto commisurato al disastro e alla perdita di fiducia in cui ci troviamo: il ricambio dei vertici ecclesiastici. Un primo, «concreto, costoso atto di pentimento, unico atteggiamento che può risanare la nostra chiesa locale». I tre citano anche dei precedenti: i vescovi del Cile hanno consegnato le dimissioni collettive a papa Francesco dopo lo svelamento del gigantesco caso di criminalità ai danni dei minori, e il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco di Baviera, ha presentato allo stesso pontefice le sue dimissioni in nome della responsabilità oggettiva che riteneva avere riguardo casi analoghi.

Il grande dibattito interroga ovviamente l’intera società, e anche dunque le chiese riformate, che in altre nazioni, Stati Uniti e Germania soprattutto, da tempo hanno avviato, non senza difficoltà, serie analisi e ricerche sugli abusi perpetrati al proprio interno. Christine Lazerges, professoressa emerita di diritto privato e scienze criminali all’Università di Parigi 1 Panthéon-Sorbonne, che fa parte della Commissione Sauvé ritiene che tali studi possono essere molto utili anche in seno protestante. Cita a riguardo i vari esempi di pastori che acquisiscono un peso eccessivamente imponente in una comunità, senza adeguati bilanciamenti, aprendo così le porte a possibili derive: «Il legame che stabiliamo tra potere e abuso di potere, sacralizzazione, carisma eccessivo e facilitazione dei divari sessuali può replicarsi in altre istituzioni o comunità. Le nostre raccomandazioni sono trasferibili ad altre istituzioni».

I meccanismi che portano all’aggressione sessuale sono sia sofisticati che arcaici. Tra questi, il sentimento di onnipotenza può diventare carburante inesauribile. ««Normalmente la realtà arriva a mettere in discussione questo sentimento, così da farci capire che è solo un’illusione. Nessun essere umano è onnipotente, idea che appartiene solo a Dio. Ma alcuni reagiscono con la negazione e decidono di dimostrare, anche a costo di ricorrere alla violenza, che hanno ragione», spiega la psicologa e scrittrice Cosette Febrissy. «Coloro che operano in questo registro hanno quindi un’alta opinione della purezza in generale, la propria in particolare, rispetto ad altri che criticano severamente. L’onnipotenza è definita da tratti tanto silenziosi quanto caratteristici».

Marion Muller-Colard, teologa protestante, membro della Commissione, sgombra il campo dalle critiche al celibato. «Il celibato dei sacerdoti è quella che viene chiamata una lectio facilior, una chiave di spiegazione semplicistica. Ricordiamo che il primo quadro in cui si collocano gli abusi è la cerchia familiare e amichevole, il fatto di essere sposati non protegge quindi da queste deviazioni. In effetti, il problema sta nella struttura del potere e nella presa che esercita. Il celibato appare come un fattore periferico».

Il Consiglio nazionale degli evangelici di Francia (Cnef), che raggruppa per lo più chiese carismatiche, pentecostali, assemblee di Dio, ha presentato a giugno di quest’anno la propria “Carta di impegno per la lotta contro gli abusi sessuali”, un vero e proprio vademecum per reagire e denunciare storture e abusi, rivelando anche di aver ricevuto fra il 2019 e il 2021 11 segnalazioni di presunti abusi commessi da responsabili di chiese affiliate.