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Tre parole d’ordine per lavorare sulla cultura a livello europeo

Cultura, rete, sviluppo sostenibile. Queste le parole chiave nella tavola rotonda sugli itinerari culturali europei a cui ho partecipato per il progetto “Le strade dei valdesi”, a Lucca nell’ambito di Lubec 2021 “Cultura 2026 -Competitività, innovazione e digitalizzazione”. L’incontro, organizzato dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali e dal ministero della Cultura, a cui erano stati invitati a intervenire rappresentanti di diversi ministeri e delle Regioni Toscana e Lazio, è stato, così come si era augurato in apertura Paolo Verdone, dirigente del Ministero stesso, «un buon momento di confronto su come gli itinerari culturali possano rappresentare uno strumento di lavoro efficace per lo sviluppo sostenibile dei territori» e ha dimostrato che «l’interdisciplinarietà e la progettazione innovativa che li caratterizza è un patrimonio da mettere in valore», come ha detto Alessandra Vittorini, direttrice della Scuola dei beni e attività culturali.

Per gli itinerari erano presenti oltre a “Le strade dei valdesi” anche rappresentanti degli itinerari “Historic Thermal Towns” e “Atrium European Cultural Route”, ed erano collegati a distanza anche molti dei 29 itinerari culturali che hanno sede o comunque coinvolgono l’Italia.

Se l’intento era avere un giro d’orizzonte sulle potenzialità e su quanto già si fa a livello di itinerari culturali nel nostro Paese (di questo hanno parlato in particolare i rappresentanti dei tre itinerari culturali presenti) quella che è emersa è la necessità di condividere le buone pratiche già in campo intendendo la cultura, come ha evidenziato Giuliana De Francesco, responsabile del Coordinamento attività di rilevanza europea e internazionale del ministero della Cultura, quale «motore di sviluppo, e gli itinerari come un progetto di cooperazione culturale che rimane attivo nel tempo e in cui la parola “rete” è termine chiave nel suo procedere».

Procedendo nel ragionamento Dora Di Francesco, del ministero del Turismo, ha sottolineato che, se in questo momento è necessario lavorare sul digitale, altrettanto importante è guardare a un turismo, come quello degli itinerari, che si cura della «crescita della persona». Sulla stessa lunghezza d’onda si è posto anche Andrea Bollini – ministero dell’Educazione – che ha evidenziato l’importanza di investire negli “itinerari” come momento formativo per gli studenti; e per parte sua Daniela Galeone, del ministero della Salute, ha rimarcato il fatto che la cultura rappresenta un fattore di inclusione e benessere sociale che non va sottovalutato. La cultura e il turismo culturale poi vanno vissuti come momento di democrazia e di inclusione e quindi di sviluppo. Anna Misiani, del Nucleo di valutazione e analisi per la programmazione del Dipartimento politiche per la coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha parlato a questo proposito di «priorità di programmazione e di coordinamento nazionale».

In chiusura si è evidenziato che il tavolo, a cui ha partecipato anche il sottosegretario alle Politiche agricole e Forestali Gian Marco Centinaio, è il primo a livello europeo su questa tematica a essere riuscito a riunire insieme tanti Ministeri con chi opera negli itinerari. Un buon inizio che lascia ben sperare tenendo conto, ed è emerso in più interventi, che il Recovery Plan punta molto sulla cultura per lo sviluppo dell’Europa dei prossimi anni.