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La Croce Rossa di Henry Dunant e Louis Appia

Il 26 ottobre del 1863 nasceva a Ginevra la Croce Rossa Internazionale. Un’opera di soccorso umanitario fondata da Jean Henry Dunant.

Sul fondatore evangelico della Croce Rossa è stato detto molto e sono state raccontate le sue luci e le sue ombre.

Nel 2009 il pastore valdese Franco Giampicoli (direttore del Centro ecumenico Agape dal 1966 al 1971, e moderatore della Tavola valdese dal 1986 al 1993, scomparso nel 2015) dedicò un bel libro «all’inventore» dei diritti umani: Henry Dunant – Il fondatore della Croce Rossa (Claudiana Editrice).

«Il sole del 25 illuminò uno dei più orrendi spettacoli che si potessero immaginare», scriveva Giampiccoli ricordando la battaglia di Solferino (24 giugno 1859) che per Dunant, l’umanista, l’imprenditore, il filantropo svizzero, fu un evento cruciale.

Nel libro si legge: «Lo sconvolgente spettacolo delle migliaia di uomini rimasti sul campo, la disorganizzazione nell’assistenza e gli affannosi soccorsi da lui prestati nei giorni seguenti, indussero Dunant a impegnarsi per la creazione di un corpo permanente e neutrale di soccorso ai feriti di guerra e sulla base del primo trattato multilaterale della storia moderna, la Convenzione di Ginevra del 1864. Dunant, riuscì a dare vita al Comitato Internazionale della Croce Rossa vincendo nel 1901 il primo premio Nobel per la pace».

L’8 maggio del 2018, Giornata mondiale dedicata alla Croce Rossa il Comune di Firenze, su istanza del locale Comitato della Croce Rossa Italiana (Cri), ha deciso di intitolare al cittadino svizzero Dunant, non una via, una strada o una piazza, bensì un giardino: Lungo le Mura di Santa Rosa; all’incrocio di Lungarno Soderini con Lungarno Santa Rosa.

Nel comitato dei cinque, base da cui nascerà la Croce Rossa, faceva parte anche il medico valdese Louis Appia, figura imprescindibile in questa vicenda.

Come scriveva Sara Tourn da queste pagine tre anni or sono, Appia «Nipote, figlio e fratello di pastori, spese la sua vita tra la Germania, la Svizzera (paese d’origine della madre) e l’Italia. Proprio qui, soccorrendo i soldati nella battaglia di Solferino, insieme all’amico Henry Dunant, giovane impiegato di banca ginevrino, maturò le idee innovative che Dunant avrebbe concretizzato e diffuso pochi anni dopo nel Comitato ginevrino di soccorso per i soldati feriti, poi Comitato internazionale della Croce Rossa, che i due avrebbero fondato insieme a un altro medico, Theodore Maunoir, il giurista Gustave Moynier e il generale Henry Dufour.
Appia può quindi essere considerato a ragione il precursore, oltre che uno dei fondatori, della Croce Rossa; ma c’è un altro elemento fondamentale, come sottolinea ai microfoni di Radio Beckwith evangelica (qui l’intervista integrale) Gabriella Ballesio, archivista dell’Archivio storico della Tavola valdese (Torre Pellice, Torino), presso il quale è conservato un fondo Appia donato dalla famiglia, in cui si trova tra l’altro il testo di una conferenza autografa sulle origini della Croce Rossa. 

Appia e Dunant frequentavano insieme la Société évangélique, cioè l’ambiente risvegliato ginevrino, e non è un dettaglio di poco conto: «Non possiamo capire l’idea della Croce Rossa, lo spirito umanitario e le iniziative di questo gruppo di persone senza pensare che le loro radici, la loro formazione è quella di credenti evangelici profondamente convinti che si riunivano nella cappella dell’Oratoire, dove si riunivano i dissidenti, quelli che criticavano la chiesa nazionale svizzera, i “risvegliati”(movimento che coinvolgerà anche le valli valdesi). Questo li porta a impegnarsi in ogni campo, dalle società di utilità pubblica, alle società di igiene e di soccorso agli orfani… fino alle guerre.

Quando l’Italia del nord diventa un unico campo di battaglia con le guerre di indipendenza, queste persone si sentono chiamate, in ragione della loro fede, a intervenire».
E l’aspetto particolare, innovativo, sottolinea ancora Ballesio, è che prestano soccorso ai soldati di entrambi gli schieramenti: l’idea non è curare i propri soldati, come normali medici militari, ma, da civili, soccorrere chiunque ne abbia bisogno: «Il grosso apporto di Louis Appia è proprio la sua neutralità e la sua internazionalità: non comitati locali, ognuno dei quali interviene sul proprio territorio e fronte, ma un respiro internazionale. Addirittura, negli anni Novanta, Appia cercherà di esportare questa impostazione nel mondo mediorientale, recandosi al Cairo», da cui deriverà poi la Mezzaluna Rossa.

Nel 2019 Il comune di Torre Pellice ha dedicato due giorni alla storia della famiglia Appia e in particolare al suo percorso biografico e lavorativo.

Nel 2018, in occasione dei duecento anni dalla nascita di Louis Appia, si sono tenuti in Europa una serie di eventi celebrativi e di riflessione sul suo pensiero e la sua azione, tra cui un convegno alla sede della Federazione della Croce Rossa Internazionale, a Ginevra.

Le iniziative di Torre Pellice si sono aggiunte ai festeggiamenti iniziati nel 2018, dopo le tappe di Ginevra, Hanau e Parigi.

«La famiglia Appia fu molto legata al territorio delle valli valdesi», conferma Ballesio. «Il fratello di Louis, Georges, fu pastore dell’evangelizzazione valdese in Italia e vicepresidente della Société des Missions. La sorella Louise fu direttrice del Pensionnat di Torre Pellice.