istock-488616084

Afghanistan. Preoccupazione per i cristiani e altre minoranze religiose

I cristiani afgani e le altre minoranze religiose non possono esprimere apertamente le proprie convinzioni perché devono affrontare «terribili conseguenze, inclusa la morte, se scoperti dai talebani».

È la dura verità che emerge dal rapporto della Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale (USCIRF), che nella sua ultima scheda informativa evidenzia il peggioramento delle condizioni per le minoranze religiose da quando i talebani hanno ripreso il controllo dell’Afghanistan lo scorso agosto.

La USCIRF afferma che la decisione presa a settembre dai talebani di ripristinare il Ministero per la propagazione della virtù e la prevenzione del vizio si traduce in «un sistema di polizia islamista notoriamente violento».

Nel rapporto si legge che «La Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale ha ricevuto notizie attendibili secondo cui il regime talebano e il gruppo militante rivale Stato islamico-Khorasan (ISIS-K) presente anche in Afghanistan, hanno intimidito, minacciato e preso di mira membri delle minoranze religiose e compiuto attacchi violenti».

Secondo le testimonianze raccolte sul campo i talebani sono andati «porta a porta alla ricerca di alleati statunitensi, ex dipendenti del governo, attivisti per i diritti e cristiani convertiti. Questi ultimi hanno ricevuto telefonate minacciose, mentre il leader di una rete di chiese domestiche ha ricevuto una lettera il 12 agosto da militanti talebani che minacciavano lui e la sua famiglia. Alcuni cristiani hanno disattivato i telefoni e si sono trasferiti in luoghi sconosciuti».

La scheda informativa include le stime date dall’Afghan House Church Network e dall’International Christian Concern secondo cui ci sono da 10.000 a 12.000 cristiani convertiti dall’Islam in tutto il paese che negli ultimi 20 anni hanno praticato la clandestinità.

Dal rapporto emerge inoltre che la violenza dei talebani riguarda anche altre minoranze religiose. La USCIRF riferisce infatti dell’odio dei talebani nei confronti di altri gruppi musulmani, come gli hazara sciiti e gli uiguri fuggiti dalla Cina comunista.

Secondo la Commissione, la comunità musulmana uigura dell’Afghanistan ha «espresso il timore che i talebani possano deportarli in Cina dove devono affrontare una persecuzione palese, che il governo degli Stati Uniti ha definito genocidio e crimini contro l’umanità».

«Preoccupa il fatto che il governo cinese possa usare la sua leva economica e geopolitica per fare pressione sui talebani affinché gli uiguri vengano deportati. Poco prima dell’acquisizione militare dell’Afghanistan da parte dei talebani, un’importante delegazione talebana si è recata in Cina per incontrare il ministro degli esteri cinese Wang Yi nel luglio 2021. Già nel 2000 i talebani hanno deportato gli uiguri su richiesta del governo cinese».

Nella sua conclusione, il rapporto esprime la preoccupazione che il rispetto della libertà religiosa in Afganistan, messo in grave pericolo sotto i talebani, probabilmente continuerà a peggiorare.