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Iraq, le religioni a colloquio

La Consultazione religiosa sulla coesione sociale in Iraq tenutasi dal 13 al 15 dicembre a Beirut, ha diffuso un comunicato comune finale che è il frutto dell’ampia partecipazione tra leader religiosi ed etnici di tutte le comunità irachene che lavorano per la pace in Iraq e in Medio Oriente.

Invitati dal Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) e dal Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, i quaranta rappresentanti di autorità religiose e di leader di varie religioni e congregazioni di gruppi etnici iracheni, «si sono riuniti a Beirut (Libano), per dare seguito alle raccomandazioni della Conferenza tenutasi nella capitale libanese nel 2017 e intitolata: “Consultazione interreligiosa sulla coesione sociale in Iraq”. Nel recente incontro si è invece discusso di quella che saranno le sfide future in tema di coesione sociale in Iraq», a ricordarlo è il sito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).

I partecipanti, hanno mostrato quanto sia indispensabile il ruolo dello Stato, nel fornire protezione ai cittadini e nel prevenire i possibili attacchi basati sulle differenze religiose. Transizione riparativa che oggi è utile a sopprimere qualsiasi incitamento all’odio. «La co-esistenza dei diversi gruppi religiosi ed etnici è indispensabile. É l’unica via. Solo insieme – si legge nel documento – sapremo far emergere la ricchezza dell’Iraq». 

«Risultato che sarà possibile solo se si saprà riconoscere che tutti hanno diritto a essere coinvolti negli affari pubblici e nei meccanismi decisionali. In particolar modo nelle decisioni che riguardano la vita delle diverse comunità. L’unità tra gli iracheni sarà fruttuosa solo se saprà riconoscere che vi è una memoria collettiva».

I partecipanti hanno infine concordato sul fatto che, «oggi è necessario definire standard legislativi utili a migliorare norme e leggi, affinché non si conceda spazio interpretativo e a irresponsabilità oppressive», ricorda il sito del Cec.

In conclusione è emerso l’impegno comune: «Lavoreremo insieme per promuovere e diffondere la cultura della diversità e della convivenza pacifica in Iraq con azioni pratiche nella politica, nella società, nell’istruzione, nei media e in altri settori che investono lo spazio pubblico».