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Servizio civile, mesi di esperienza in strutture residenziali

Alessandro, Benedetta, Denise ed Emil sono giovani alle prese con il Servizio civile universale, la possibilità data ai giovani fra i 18 e i 28 anni di mettersi alla prova con un anno di attività sociale, solidale, a contatto con il mondo reale, con i bisogni delle persone.

La CSD Diaconia Valdese è un ente accreditato all’Albo degli enti di Servizio Civile Universale. Gestisce progetti nell’ambito delle strutture delle Chiese metodiste e valdesi in Italia e di enti partner con i quali ha decennali rapporti di collaborazione.

Il Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale ha pubblicato i bandi 2021 per la selezione di volontari/e da impiegare in progetti di Servizio Civile Universale nel 2022-2023.

Il bando scade alle ore 14:00 del giorno 26 gennaio 2022. 

I progetti di Servizio Civile Universale durano 12 mesi, possono essere svolti da ragazzi/e tra i 18 e i 28 anni compresi, una sola volta nella vita (ad eccezione di coloro che hanno svolto servizio civile nell’ambito del programma Garanzia Giovani), e si riceve un compenso di 444,30 € mensili. Maggiori informazioni per sapere come presentare domanda alla pagina del sito della Diaconia con tutti i dettagli.

In queste settimane pubblicheremo i racconti di chi ha svolto questo intenso anno di lavoro presso le strutture legate alla Diaconia Valdese. Le emozioni di Alessandro, Benedetta, Denise ed Emil aprono questa serie con i loro racconti legati alle attività svolte presso l’ Asilo Valdese di Luserna San Giovanni, la Casa delle Diaconesse a Torre Pellice e l’Asilo dei vecchi di San Germano  e le tantissime attività che è possibile svolgervi.

Buona lettura!

 

Siamo Alessandro, Benedetta, Denise ed Emil, il progetto che abbiamo scelto per il nostro anno di Servizio Civile Universale è intitolato “Amico fragile la terza età attiva nei territori montani: tra cura e relazione”. Le sedi in cui prestiamo servizio sono l’Asilo Valdese di Luserna San Giovanni, la Casa delle Diaconesse a Torre Pellice e l’Asilo dei vecchi di San Germano. 

Magari vi starete domandando cosa ci ha spinti a intraprendere questo percorso… bene ora ve lo spieghiamo. Innanzitutto alla base troviamo la volontà di provare “un’esperienza lavorativa” in un ambito totalmente nuovo in cui poter essere d’aiuto a categorie di persone fragili e bisognose dove concetti come l’altruismo e la cura per il prossimo sono fondamentali. Ma perché proprio un progetto con persone anziane e non magari bambini? Riteniamo che il benessere fisico, psicologico e sociale sia di grande importanza a tutte le età ma ancor di più nella comunità anziana ed il fatto di garantire loro un percorso di fine vita dignitoso sia quantomeno doveroso. 

Ma attivamente in cosa consiste questo servizio? I nostri ruoli all’interno delle strutture spaziano dall’aiuto ai pasti, all’animazione, all’attività e rapporto individuale con gli ospiti fino all’assistenza fisioterapica. 

Volete degli esempi più concreti? Passiamo alle esperienza personali! Partiamo dall’attività musicale svolta da Emil nella quale una volta o due a settimana ci si ritrova nel salone dell’Asilo valdese con gli ospiti e accompagnato da chitarra eseguo brani della tradizione popolare e di cantanti italiani anni 60-70-80. Durante questa attività è evidente il coinvolgimento e l’apprezzamento degli ospiti che cantano, si divertono, si emozionano e addirittura a volte sembrano persone diverse. Il poter dare un’ora o due di svago e libertà dalla solita routine con una mia attività per me non ha prezzo!

Proseguiamo con l’esperienza di Alessandro. Un altro aspetto molto importante nelle persone anziane è l’attività di riabilitazione, rieducazione e mantenimento fisico al fine di garantire loro una maggiore autonomia anche all’interno della struttura. Nell’asilo valdese lavorano due fisioterapisti e una ragazza laureata in Scienze Motorie, come si può ben intuire troppo pochi per aiutare circa cento ospiti della struttura; così il mio aiuto permette di seguire più persone nella deambulazione assistita e in tutti quegli esercizi che riguardano forza, equilibrio e mobilità articolare. Un’altra attività svolta in palestra è la geromotricità di gruppo, in cui si propongono esercizi con piccoli attrezzi come palline, tubi di gomma ecc. ho notato come questa modalità di attività fisica permetta all’ospite da un lato di migliorare le sue capacità e dall’altro di divertirsi giocando in compagnia.

La mia esperienza, racconta Benedetta, posso raffigurarla in uno specchio perchè è vero che si inizia con il pensiero di aiutare il prossimo ma ci si rende conto dopo poco che è un percorso che ti riguarda nel profondo. Quando si è giovani si ha la presunzione di sentirsi eterni e forse questo tipo di esperienza dovrebbe essere “obbligatoria” per un miglior senso di comunità e soprattutto di iniziazione alla vita. Non mi aspettavo minimamente di quanto potesse essere impattante su di me, ma tutto ciò mi sta arricchendo e facendo crescere grazie allo scambio intergenerazionale di cui prima ignoravo i benefici. 

Durante le attività di animazione alla casa delle diaconesse alle quali Denise collabora si cerca di stimolare anche gli ospiti non autosufficienti perchè con il giusto stimolo possono sentirsi motivati e partecipare attivamente all’attività proposta.

Direi non male per nemmeno due mesi di servizio! Ma ovviamente non sono tutte rose e fiori, ci sono anche aspetti più negativi o solo qualche criticità da tenere in considerazione… Banalmente alle ore di servizio in cui si fa il possibile per aiutare e dare la giusta attenzione a tutti ma non sempre ci si riesce. Poi ci sono i rapporti con il personale delle strutture con cui si deve collaborare e con i quali si può andare più o meno d’accordo. Il riuscire a interagire e far collaborare gli ospiti in relazione alle attività proposte è un aspetto critico che richiede molta pazienza; la stessa che richiede l’assistenza ai pasti in cui può capitare che a causa delle terapie somministrate o dell’umore dell’ospite questo possa non gradire il pasto e assumere comportamenti sgradevoli e rifiutarlo. 

Dopo due mesi di servizio le nostre aspettative sono state confermate, in parte modificate e rivedute ma comunque siamo soddisfatti e gratificati da quello che facciamo, il riuscire a strappare un sorriso ad una persona in difficoltà ti ripaga di tutte le fatiche e ti da la carica per continuare ancora più motivato.