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L’Alto Commissario per i Rifugiati chiede un impegno globale per rispondere alle necessità degli afghani

 L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha fatto appello al fine che venga assicurato un sostegno continuo al popolo afghano e si è rivolto alla comunità internazionale affinché garantisca aiuti consistenti per rispondere alle esigenze umanitarie del Paese e dei rifugiati afghani all’estero.

«Per quanto siamo tutti giustamente preoccupati per la guerra in Ucraina, l’Afghanistan continua a vivere una crisi estremamente grave», ha dichiarato Grandi al termine di una missione di quattro giorni nel Paese.

«Parliamo con persone che non sanno se avranno da mangiare per il prossimo pasto, donne capofamiglia preoccupate per la salute e il benessere dei propri figli, madri e padri disperati che non sanno come sostentare le proprie famiglie. Le esigenze, qui, sono enormi», ha dichiarato Grandi dopo aver presenziato all’apertura di un ambulatorio medico a Kandahar e aver visitato una scuola femminile a Jalalabad, entrambi costruiti grazie all’UNHCR.

Dallo scorso agosto, il paese è sceso ulteriormente nella povertà, con un rapporto dell’organizzazione delle Nazioni Unite che coordina gli aiuti umanitari questa settimana che rivela che il 96% dei 38 milioni di afghani non ha abbastanza cibo.

Arrivato in Afghanistan lunedì 14 marzo, Grandi ha tenuto incontri con il governo afghano ad interim, nonché con membri del personale delle Nazioni Unite e di Ong che continuano ad assicurare aiuti vitali in tutto il Paese. In tali occasioni, Grandi ha dichiarato che l’UNHCR è fermamente decisa a garantire assistenza umanitaria al popolo afghano.

 

Dopo aver incontrato i leader del governo provvisorio talebano martedì, ha scritto su Twitter che c’è stato un accordo sulla necessità di sicurezza, diritti, mezzi di sussistenza e servizi per tutti affinché gli sfollati e i rifugiati siano disposti e in grado di tornare a casa. Grandi ha anche incontrato il personale delle Nazioni Unite e le ONG che continuano a lavorare in Afghanistan, visitando una scuola femminile a Jalalabad.

 

L’Alto Commissario ha difeso la sua decisione di impegnarsi in dialoghi con i talebani – è stato uno dei primi a farlo dopo la loro presa di potere in agosto, dicendo che gli attori umanitari ora hanno un maggiore accesso e molte aree sono più sicure rispetto agli anni precedenti- . Ha detto al Washington Post in un’intervista di gennaio che il dialogo umanitario con i talebani ha aperto uno spazio che gli ha permesso di promuovere questioni come la necessità che le donne possano lavorare, che le minoranze siano rappresentate e che le ragazze frequentino la scuola.

Ha esortato la comunità internazionale a raggiungere i nuovi governanti dell’Afghanistan e a riconoscere «i progressi effettivi e le buone intenzioni» dei talebani – «altrimenti queste intenzioni non si materializzeranno», ha detto.

 

Ad oggi, nel 2022, i programmi di assistenza e soccorso dell’Agenzia hanno assicurato aiuto a oltre 500.000 afghani, comprese più di 130.000 persone che hanno ricevuto aiuti di emergenza o assistenza diretta in denaro per sopravvivere all’inverno e oltre 370.000 persone che hanno fruito di ambulatori medici, scuole, sistemi di approvvigionamento idrico e altre infrastrutture costruite dall’UNHCR in aree prescelte per il ritorno di rifugiati e sfollati interni.

«Circa 3,4 milioni di persone sono sfollate all’interno del Paese a causa del conflitto, il sistema sanitario soffre gravi carenze in una fase segnata dalla pandemia di COVID e da un’epidemia di morbillo, gli operatori impegnati in servizi vitali quali scuole e ospedali non stanno percependo lo stipendio, mentre la crisi di liquidità e i costi in crescita dei generi alimentarie dell’energia su scala mondiale stanno avendo effetti devastanti», ha affermato Grandi. «24 milioni di persone necessitano di assistenza umanitaria in Afghanistan quest’anno e ci appelliamo ai donatori affinché finanzino un’estesa operazione umanitaria che, come ho potuto constatare, sta assicurando risultati di vitale importanza».

L’Agenzia ONU per i Rifugiati da quarant’anni è presente in Afghanistan per assicurare aiuti di emergenza e sostegno agli afghani sfollati e a quelli che fanno ritorno. Attualmente, l’UNHCR è impegnata tramite 55 programmi territoriali volti ad agevolare la reintegrazione e a sviluppare le capacità di resilienza e la stabilità delle comunità nell’ambito della Strategia di soluzioni per i rifugiati afghani, che prevede di assicurare sostegno a più di 11.000 villaggi in Afghanistan e alle aree che accolgono rifugiati nei Paesi limitrofi.

«La capacità di garantire i diritti e il benessere degli afghani richiede una stabilità politica ed economica a lungo termine», ha affermato Grandi. «La comunità internazionale deve continuare a operare in Afghanistan. Tuttavia, le sole operazioni umanitarie non saranno sufficienti. L’impegno a rivitalizzare il sistema bancario e l’economia dell’Afghanistan e a riprendere i progetti di sviluppo può contribuire a gettare le basi su cui sfollati e rifugiati afghani potranno considerare di fare volontariamente ritorno quando le condizioni lo permetteranno».

«A tal fine, inoltre». ha continuato Grandi, «è necessario che le autorità di fatto instaurino un rapporto di fiducia con le persone sfollate. Durante gli incontri che ho tenuto con loro, ho fatto notare come il miglior modo di conseguire tale obiettivo sia quello di assicurare che tutti gli afghani, ovvero uomini, donne, bambine, bambini e minoranze, possano esercitare i propri diritti e accedere al mercato del lavoro e ai servizi su base paritaria».

Grandi ha dichiarato di aver accolto con favore quanto affermato dalle autorità a riguardo, non solo a Kabul, ma anche a Kandahar e a Jalalabad, dal momento che tutti i funzionari hanno riconosciuto l’importanza di erogare servizi a tutti gli afghani. L’Alto Commissario, inoltre, ha comunicato a tutti i suoi interlocutori come, adesso, le buone intenzioni mostrate debbano tradursi in decisioni e azioni concrete, a partire dalla riapertura di scuole per bambine e bambini.

Le Agenzie operative in Afghanistan necessitano con urgenza di 4,44 miliardi di dollari nell’ambito del Piano di risposta umanitaria (Humanitarian Response Plan/HRP) per far fronte alle esigenze vitali di 22 milioni di afghani e prevenire l’insorgere di fame, malattie, malnutrizione, morte ed esodi. Inoltre, nell’ambito del quadro Transitional Engagement Framework (TEF) delle Nazioni Unite, le agenzie richiedono un’ulteriore cifra di 3,6 miliardi di dollari per implementare programmi sociali essenziali volti ad aiutare i 38 milioni di residenti presenti nel Paese.

Quest’anno, l’UNHCR necessita di 340,3 milioni per l’Afghanistan al fine di supportare le attività di risposta alle esigenze della popolazione sfollata e di altri afghani vulnerabili. Il lavoro dell’Agenzia nel Paese è ad oggi finanziato al 28 per cento, con soli 97 milioni di dollari ricevuti.

Le conseguenze derivanti da finanziamenti tardivi o inadeguati destinati a questi appelli avranno un impatto profondo sulle persone, ha dichiarato Grandi.

«Il TEF e il piano HRP, insieme al Piano di risposta alla crisi di rifugiati (Refugee Response Plan/RRP) da 623 milioni di dollari volto a sostenere quasi 6 milioni di rifugiati afghani e altre persone presenti nei Paesi limitrofi, sono alla base di una visione transfrontaliera che in definitiva punta a migliorare la situazione umanitaria complessiva degli afghani e a farne progredire la protezione, anche in relazione alla conseguimento di soluzioni durature», ha affermato Grandi.

«Le necessità sono evidentemente enormi», ha concluso Grandi, «ma lo sono anche le opportunità, come ho potuto riscontrare nella scuola per ragazze di Jalalabad. Spetta ora alla comunità internazionale farsi avanti per aiutare il resiliente popolo afghano, cosicché possa sviluppare al meglio il proprio potenziale».

«In assenza di sostegno al lavoro portato avanti da Nazioni Unite e partner, tuttavia, le avversità di cui sono stato testimone questa settimana a Jalalabad, Kandahar e Kabul aumenteranno».