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Francia, per il voto la Federazione protestante chiama alla «Responsabilità cristiana»

La Federazione Protestante Francese (Fpf) ha già avuto modo di esprimersi e comunicare durante la campagna presidenziale con una serie di domande su temi sensibili (dall’ambiente al lavoro, dalla parità di genere all’accoglienza delle persone straniere e varie altre) poste ai candidati al primo turno, a dimostrare l’interesse del protestantesimo francese per il dibattito che riguarda la società e ogni cittadino di Francia.

Ora con un comunicato che giunge a pochi giorni dal ballottaggio che vedrà sfidarsi come nel 2017 Emmanuel Macron e Marine Le Pen, la posizione della Federazione protestante francese assume toni ancora più chiari e netti: «È vero che la situazione tra i due turni lascia ancora una volta molti insoddisfatti e solleva domande reali sulla scelta dei cittadini – si legge nel testo edito dalla Federazione, che raggruppa una trentina di chiese e unioni di chiese e oltre 80 associazioni ad esse legate, in rappresentanza della stragrande maggioranza del protestantesimo transalpino -. Ma non poniamo la sensazione di essere in un vicolo cieco, o in una situazione di rinuncia intellettuale, al di sopra della nostra responsabilità cristiana».

La Federazione ricorda «quanto i suoi impegni potrebbero essere ostacolati in caso di vittoria del Rassemblement National(il partito di Marine Le Pen): la parola a favore della libertà religiosa, le azioni a favore dell’accoglienza degli esuli e degli stranieri, il lavoro con i più vulnerabili, l’advocacy sulle questioni climatiche, e più in generale il progetto di promozione della fraternità e di lotta contro le disuguaglianze in una società che ha bisogno di unirsi».

Con l’avvicinarsi del secondo turno, la Federazione «vuole rimanere vigile, mostrare la sua fiducia nella politica e sfidare tutto ciò che sfiderebbe e tradirebbe il messaggio del Vangelo. Fa appello ai cittadini sui pericoli dell’astensione».

In un articolo pubblicato sabato 16 aprile sul sito di Le Monde, intitolato “La spiritualità ha il suo posto in una Repubblica laica”, il pastore François Clavairoly, presidente uscente della Fpf, ricorda che «i protestanti da soli non possono fare molto di fronte ai pericoli di un tempo così incerto. Possono allertare come un cane da guardia della Repubblica, possono essere uno sprone per coloro che sono al potere affinché evitino un fallimento democratico, devono anche respirare le parole di fraternità contro il discorso degli estremi».

Come La Fpf, anche l’Uepal, l’Unione delle chiese evangeliche di Alsazia e Lorena, mette in guardia contro i rischi di astensione o di voto in bianco al secondo turno delle elezioni presidenziali. «Astenersi o votare in bianco significa lasciare che altri decidano per noi e correre il rischio di pentirsene», ha dichiarato in una dichiarazione congiunta con l’Arcivescovado cattolico di Strasburgo e il Concistoro ebraico del Basso Reno. «Il primo turno di votazioni ha confermato il crollo dei partiti di governo tradizionali (…) la perdita di fiducia nel funzionamento della democrazia rappresentativa e delle istituzioni della Quinta Repubblica», hanno aggiunto i firmatari.

«Questo voto esprime la protesta contro la frattura sociale, il sentimento di declassamento di una gran parte della popolazione e la sfiducia nelle élite che sono impotenti a rispondere ai bisogni concreti della gente così come alle sfide della crisi climatica». Un voto che quindi deve essere ascoltato e rappresenta la principale sfida dei prossimi cinque anni. Mentre «la questione dei valori fondamentali è ancora una volta al centro delle questioni», i rappresentanti delle religioni concordatarie ricordano il loro «attaccamento ai valori di libertà, uguaglianza e fraternità della Repubblica, intesa come progetto di apertura e generosità del nostro paese, che è alla base della sua influenza nel mondo intero».

Insistendo sul fatto che «ogni essere umano è creato a immagine di Dio e ha pari dignità, indipendentemente dalla razza o dalla religione», prestano particolare attenzione alla questione dei rifugiati e dell’Europa. La guerra in Ucraina, per esempio, «ci invita a rivedere le nostre relazioni internazionali e le politiche di accoglienza in relazione alla crescita dei flussi migratori». In una regione segnata nella sua storia da terribili ferite, i firmatari vogliono ricordare il loro «profondo attaccamento al progetto europeo, fattore, nonostante le sue imperfezioni, di stabilità, democrazia e pace». Metterlo in discussione sarebbe una regressione verso il ripiegamento nazionalista, di cui stiamo vedendo le terribili conseguenze nel nostro continente. Invitano quindi i membri delle comunità a «scegliere la persona che sarà meglio in grado di guidare una politica internazionale che garantisca la pace e la stabilità. Siamo tutti preoccupati e responsabili del futuro del nostro paese: il nostro dovere è quindi quello di andare a votare».

Foto di Rama