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Al via il Sinodo della Chiesa luterana in Italia

 

Con il culto pubblico si è aperta ieri a Roma, all’Hotel Villa Aurelia, la terza seduta della XXIII sessione del Sinodo della Chiesa Evangelica Luterana in Italia (Celi). 

I luterani italiani hanno inteso ribadire le ragioni profonde del loro impegno e della testimonianza evangelica a partire dai testi che hanno animato l’azione di Martin Lutero e della Riforma Protestante che da questa azione è seguita. 

La giustificazione per grazia mediante la fede ha risuonato potente nel mezzo dell’assemblea riunita per l’ascolto della Parola. 

La predicazione, affidata al pastore Carsten Gerdes, ha preso le mosse “nel nome di Asterix” e del tenace e pugnace gruppuscolo di galli che hanno saputo resistere, senza mai desistere, ai tentativi di conquista da parte di Cesare. 

A partire da questa metafora l’attenzione dei presenti è stata riportata alla necessità, come nell’antica Roma, circondati da molti credi e credenze, di non nascondersi, fare qualcosa di diverso, resistendo alla tentazione di ripiegare su se stessi. 

L’impegno della Celi, centro della propria testimonianza, non si risolve in soluzioni semplici o, come nel fumetto di Asterix, in una “pozione magica” risolutrice, ma nella forza di Dio. I sinodali luterani, giunti a Roma da ogni parte d’Italia, si sono poi riuniti per l’ascolto della relazione da parte del presidente del Sinodo, Wolfgang Prader, del decano uscente, Heiner Bludau, e del Concistoro. 

Per il presidente del Sinodo, Prader, il Sinodo «è l’organo supremo, dei religiosi e dei laici eletti dalla comunità per il governo della Chiesa; governo che significa non solo assumere decisioni ma riflettere sulla nostra società che sembra essere oggi preoccupata, oltre che dal covid-19, soprattutto dall’incertezza del futuro. Futuro con cui siamo chiamati a fare i conti: siamo sulla via verso una società moderna, giusta? Quali le misure che devono essere prese per la crisi climatica globale? Come Chiesa dove siamo dinanzi a queste domande cruciali? E la guerra, una cesura in Europa e nel mondo: che ci scuote profondamente e che ha conseguenze per le persone e per l’Europa non del tutto prevedibili. Abbiamo necessità di trasformare le nostre armi in vomeri (Isaia 2, 4). La guerra, infatti, non può essere la soluzione». 

Densa di significato e di riflessioni la relazione di Heiner Bludau, decano uscente che, in particolare, ha evidenziato quanto «la Chiesa non debba agire per paura del pericolo: della pandemia, della guerra e della crisi climatica. Deve tuttavia ricordarsi – ha sottolineato Bludau – del proprio fondamento specifico della dottrina della giustificazione quale centro teologico dell’identità cristiana e dell’identità luterana. L’essere umano vive nella realtà che gli è data: lì forma la sua vita e vive le sue relazioni che vanno curate e gestite in modo responsabile. Dio accetta senza riserve l’essere umano, ha concluso il Decano uscente: l’essere umano non deve far nulla per meritarlo. L’incondizionata accettazione degli esseri umani da parte di dio, quindi, ci libera da queste paure permettendoci di agire lietamente da cristiani liberati». 

I lavori proseguiranno oggi con la relazione del tesoriere Jens Ferstl, i rapporti dalle Commissioni Permanenti e l’approvazione dell’operato del Concistoro. Nel pomeriggio la tavola rotonda sul tema “liberati alla libertà”.