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I miti sulle armi in Italia, sfatati

È un caso che l’ultimo libro di Giorgio Beretta, attivista di Opal e di Rete Pace e Disarmo, venga pubblicato proprio mentre il governo Meloni viene formato e muove i primi passi, ma questa coincidenza ci permette di mettere a confronto alcune dichiarazioni con i relativi dati. Molti esponenti dei partiti di destra, vincitori alle elezioni, portano avanti con insistenza l’allarme per la crisi della sicurezza in Italia, ma Beretta, nel raccontarci Il Paese delle ami (Altreconomia), fa notare come la maggior parte dei reati sia in costante declino ormai da anni in Italia.

A questa tendenza sfuggono purtroppo i femminicidi, che non mostrano invece un calo e che, in presenza di armi in casa, diventano ancora più probabili: lo raccontano chiaramente i numeri, che confermano inoltre, ancora una volta, che il rischio di violenza per una donna provenga molto più spesso da partner, ex partner, familiari e conoscenti rispetto a persone sconosciute.

Altre cifre smentiscono inoltre il peso economico dell’industria delle armi in Italia, che rappresenta a bene vedere una quota molto secondaria della manifattura del paese e che impiega molti meno addetti di altri settori.

Ad inquinare il discorso sulle armi è senz’altro l’ideologica, ma pesano anche le scelte politiche: come Beretta non si stanca mai di ripetere, a causare molte vittime di omicidio in Italia sono armi legalmente detenute, segno che qualcosa deve cambiare nella legislazione legata all’acquisizione e al possesso.

In chiusura dell’intervista, che potete sentire qui sotto, abbiamo allargato il discorso e abbiamo ragionato sulle armi usate in guerra: fin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina Vladimir Putin ha minacciato l’uso di armi nucleari. Come mai la cosa non sembra spaventarci a fondo?

Ascolta “Le armi danno poco lavoro, ma uccidono in casa – L’intervista a Giorgio Beretta” su Spreaker.