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A febbraio il pellegrinaggio ecumenico dei leader cristiani mondiali per la pace in Sud Sudan

 

Papa Francesco, l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby, leader della Comunione anglicana mondiale, e il pastore Iain Greenshields, moderatore dell’Assemblea generale della Chiesa di Scozia, sono attesi a Juba, la capitale del Sud Sudan, dal 3 al 5 febbraio. Recupereranno in questa maniera il viaggio rinviato a luglio di quest’anno per i dolori al ginocchio di Francesco. 
 
La visita è considerata cruciale per dare impulso al processo di pace in corso e incoraggiare la popolazione che deve affrontare la violenza e la fame.
 
«La popolazione del Sudan meridionale accoglie con favore la visita. È entusiasta e attende con ansia la visita dei tre leader», ha dichiarato il vescovo anglicano Moses Deng Bol di Wau. «Siamo felici di questa dimostrazione di solidarietà da parte della comunità cristiana globale. Speriamo che rafforzi l’attuazione dell’accordo di pace rivitalizzato».
 
Nel 2019, in un ritiro in Vaticano, il papa ha baciato i piedi dei leader in guerra e li ha esortati a non tornare alla guerra civile. «Ai leader viene costantemente ricordato l’effetto di quel bacio. Si ricordano che non possono tornare alla guerra proprio per l’importanza di quel gesto», ha detto Bol.
 
In Sud Sudan, la maggioranza è cristiana. Vivono fianco a fianco con i seguaci delle religioni tradizionali africane e con una piccola popolazione di musulmani.
 
Secondo il vescovo, l’unità dei tre leader durante la visita riflette la vibrante unità ecumenica delle Chiese del Sud Sudan, sotto il Consiglio delle Chiese del Sud Sudan. Oltre a prestare il loro ministero alle comunità colpite dal conflitto e a fornire aiuti, le Chiese stanno anche riconciliando la popolazione e promuovendo la pace.
 
Il 4 febbraio, a Juba, i leader incontreranno le comunità recentemente sfollate a causa delle inondazioni, della carestia e delle violenze in corso. Il 5 febbraio è previsto un servizio di preghiera ecumenico congiunto presso il Mausoleo di John Garang, la tomba del defunto leader del Movimento di Liberazione del Popolo Sudanese.
 
La popolazione del Sudan del Sud venera Garang – morto il 30 luglio 2005 in un incidente aereo con un elicottero – come il padre fondatore della nazione. I leader incontreranno anche i pastori delle chiese locali e i leader civici.
 
Il Sud Sudan ha raggiunto l’indipendenza nel 2011, ma la guerra civile è scoppiata appena due anni dopo la libertà. Si stima che circa 400.000 persone siano morte nel conflitto. Sebbene un accordo di pace del 2018 abbia posto fine alla maggior parte dei combattimenti, la gente comune soffre ancora per la violenza e la fame.
 
Papa Francesco ha detto di aver pensato al Sud Sudan e alla richiesta di pace che proviene dalla sua popolazione, stanca della violenza e della povertà, in attesa di risultati concreti dal processo di riconciliazione nazionale: «Vorrei contribuire a questo processo, non da solo, ma facendo un pellegrinaggio ecumenico insieme a due cari fratelli…», ha detto, secondo una dichiarazione del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani del 1° dicembre.

Welby ha detto che insieme condividono il profondo desiderio di essere solidali con il popolo del Sud Sudan, di rivedere e rinnovare gli impegni presi dai suoi leader in Vaticano nel 2019: «Preghiamo affinché lo Spirito Santo sia all’opera durante e dopo questa visita, portando la pace promessa da Cristo».

Secondo Greenshields, i leader si recheranno in visita «come servitori della Chiesa globale per accompagnare il popolo del Sud Sudan mentre cerca di dare espressione alle parole di Gesù: “Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”».