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«Camminando con il Giudice alla rovescia»: educare i bambini alla cittadinanza

Il 1° dicembre è partito il progetto «Camminando con il giudice alla rovescia: come mediare i conflitti e costruire insieme le regole della giusta convivenza». Promosso dall’associazione fondata dalla ex giudice e scrittrice Luciana Breggia a partire dal suo libro Il giudice alla rovescia (vedi l’intervista qui), è stato finanziato per la prima volta dall’Otto per mille della Chiesa valdese, ma iniziative simili erano già state portate, negli anni passati, ci racconta Breggia, in diverse città piccole e grandi della penisola. Le scuole interessate dal progetto opm sono infatti due istituti comprensivi che già conoscono bene il “giudice alla rovescia”, il «L. Ghiberti» di Firenze e il «S. Farina» di Sassari (nel 2017, 55 alunni avevano portato al Teatro della Pergola di Firenze, in occasione di un convegno internazionale dedicato proprio alla mediazione dei conflitti, lo spettacolo teatrale nato dal laboratorio). Circa 350 bambini, rispettivamente 7 e 9 classi quarte e quinte, con i loro insegnanti, saranno accompagnati da mediatori, avvocati e giudici, tra cui gli stessi membri dell’associazione «Il giudice alla rovescia». 

Saranno coinvolti anche due studenti dell’Università di Firenze, Scuola di Giurisprudenza, che studiano nel settore “Comunicare la mediazione”, che potranno vedere “sul campo” la gestione dei conflitti da parte dei bambini. Di sicuro si tratta di un momento formativo anche per gli adulti (insegnanti, genitori), osserva Breggia: «è un’occasione per riflettere sui propri conflitti interiori». 

Come suggerisce il titolo del progetto, l’intento (spiega Breggia) è «sensibilizzare ragazzi e bambini ai temi della giustizia e della legalità partendo dal conflitto e dalla mediazione. Parliamo proprio di un “metodo Gar” (Giudice alla rovescia), che ha tre caratteristiche: parte dal vissuto dei ragazzi, quindi da conflitti reali vissuti nelle loro relazioni; è un metodo maieutico, perché tira fuori quello che bambini e ragazzi hanno dentro di sé, scavando in profondità, riflettendo, mettendosi nei panni dell’altro; in terzo luogo è un metodo induttivo, perché fa in modo che i ragazzi arrivino, con un processo di astrazione, a partire dal caso concreto, alla creazione di una regola che valga anche per il futuro». 

L’intento è di fare emergere cosa vuol dire essere un “buon cittadino”, nell’ottica di una partecipazione attiva sul piano civico, anche con un atteggiamento critico: si può dire quindi che il progetto rientra in una proposta di “educazione civica”. 

Il 1° dicembre si è quindi tenuto il primo incontro di formazione online con i docenti «sui temi centrali della “cittadinanza attiva”. Ci saranno altri incontri a gennaio e febbraio prodromici a realizzare il laboratorio «Caro giudice alla rovescia» e più avanti uno spettacolo teatrale, che abbiamo constatato essere uno strumento molto efficace. In questi giorni stiamo donando alle classi Il giudice alla rovescia e la guida didattica realizzata dall’associazione per gli insegnanti». 

Ma come si realizza in concreto il laboratorio? Si parte dalla lettura guidata della storia, poi i bambini scrivono i loro conflitti, che vengono raccolti ed esaminati: «Spesso vengono fuori cose molto simili, noi ne scegliamo alcuni, magari facendo una sintesi (cerchiamo di privilegiare i conflitti tra pari, compagni di scuola, amici o fratelli), e poi nel laboratorio vero e proprio ci si divide in tre gruppi: gli “sforna opzioni” che elencano una serie di possibili soluzioni; “il collegio alla rovescia” che sceglie la soluzione che ritiene migliore (o ne elabora una sintesi); infine “caccia alla regola”, il gruppo che deve immaginare una regola generale da applicare in futuro per casi simili. Alcuni esempi? Ricordo la contesa tra due classi di Sassari per un campetto di basket, che si è conclusa con un accordo e una partita “amichevole” a squadre miste, con la partecipazione di una squadra locale importante; a Firenze, invece, c’era stato il caso di due bambine escluse da un gruppo di maschi, in realtà il timore era che le femmine “spifferassero” che i ragazzi stavano preparando un regalo per la maestra». 

Per il momento il lavoro è concentrato sulle scuole primarie, ma, conclude Breggia, è partito «un corso online di educazione civica per insegnanti di ogni ordine in vista dell’estensione del progetto alle scuole superiori, molto apprezzato per il confronto tra impostazioni pedagogiche diverse».