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Palermo. Non è mai troppo tardi!

Il traffico di Palermo – come quello di tante altre nostre città – non ha bisogno di essere descritto: se non lo conosci per esperienza personale, lo puoi facilmente immaginare. Eppure, nella mobilità locale selvaggia e spesso incontrollata, tra automobili, scooter, monopattini, bici elettriche – decisamente in controtendenza – la Ciclofficina Perez (quartiere Oreto-Perez) ripara, crea, ri-crea, ri-genera biciclette: e, così facendo, tenta di ri-qualificare gli spazi, i quartieri, la mobilità cittadina nel suo complesso.

Una piccola impresa sociale, beneficiaria dei fondi otto per mille della Chiesa valdese, che ha incontrato alcuni mesi fa la piccola chiesa metodista e valdese di Palermo Noce: un incontro tra “quartieri” particolarmente bisognosi di ri-generazione urbana, ma soprattutto tra persone. Un incontro che ha generato conoscenza reciproca, delle proprie specificità, delle proprie risorse, dei bisogni – spesso non espressi – perché no, delle proprie ambizioni mai esplicitate: un incontro davvero fecondo e ricco di sorprese. Dal confronto, dall’analisi, dalla presa di coscienza delle situazioni, dalla disponibilità e flessibilità dimostrate fin da subito dal referente del progetto (Giovanni Totaro) nei confronti di chi scrive e della chiesa di cui ha la cura, si è andato via via modellando un progetto rivolto ai membri della nostra comunità, un progetto che ha davvero saputo incontrare “l’altro”, il suo destinatario, le sue caratteristiche, le sue fragilità.

Nel progetto hanno potuto confluire varie e differenti finalità, in quanto la “mission” della Ciclofficina Perez – la sensibilizzazione della popolazione nei confronti di una mobilità attiva, lenta, ecologica, perlomeno all’interno del contesto cittadino – ha saputo declinarsi in azione di “empowerment” individuale, ossia di crescita in autonomia e autodeterminazione delle persone, se non altro in qualità di ciclisti! Ben quattordici, otto sorelle e sei fratelli della nostra chiesa (ghanesi, nigeriani, ivoriani), hanno raccolto la sfida e frequentato con regolarità le lezioni offerte da Giovanni e dai suoi collaboratori: lezioni di ri-avvicinamento a un mezzo di trasporto già conosciuto e praticato, o appreso in età infantile e mai più praticato, o addirittura mai sperimentato.

Un progetto che ha saputo abbattere un grosso “gap” soprattutto culturale: la maggioranza delle donne non era mai stata avviata all’uso della bicicletta e dunque non aveva le abilità di base necessarie alla guida del mezzo (equilibrio, controllo, coordinamento); ma anche una sorta di paura, di vergogna (“sei troppo vecchia per imparare”), di mancanza di fiducia in se stesse (forse perché nessuno ti ha mai dato fiducia o, tanto meno, ti ha mai incoraggiata?) Dunque tanti limiti, posti e auto-imposti, che per anni hanno tenuto lontano – magari con rammarico – dal più ecologico ed economico mezzo a due ruote a disposizione, costringendo a lunghi spostamenti a piedi o, peggio, ad attese estenuanti di mezzi pubblici totalmente inefficienti.

Le lezioni si sono rivelate anche un importante momento di socialità, un’occasione di aggregazione al di fuori della chiesa, nel contesto cittadino, non solo: hanno sollecitato dinamiche di solidarietà, dove, chi già capace e più esperto, si è messo in gioco come “aiutante allenatore”, affiancando il team nel lavoro di guida, in un clima di cooperazione reciproca, ma anche di divertimento e gioia. Gli organizzatori sono ben consapevoli che non tutti i partecipanti si trasformeranno in provetti ciclisti, ma restano certi dell’importanza di aver riportato in sella alcuni di loro e di aver messo in sella molte di loro, ferma restando la grande soddisfazione ed emozione nel vedere persone adulte pronte a mettersi in gioco per imparare – con la spensieratezza dei bambini – a guidare una bicicletta!

Per dare seguito e significato all’abilità appena acquisita e ottenere una maggior autonomia nella propria quotidianità, al termine delle lezioni, ciascun partecipante ha ricevuto in dono una bicicletta fornita di antifurto: queste biciclette sono parzialmente il frutto della rigenerazione del parco-bici ormai abbandonato e recuperato dalla Ciclofficina Perez all’interno dei pensionati universitari, grazie all’accordo di partenariato stipulato con l’Ente regionale per il diritto allo studio universitario (Ersu) Palermo.