october_23_1962-_president_kennedy_signs_proclamation_3504_authorizing_the_naval_quarantine_of_cuba

Accadde oggi, 22 ottobre

Sono le sette della sera del 22 ottobre 1962 quando il presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy, tirato in volto, annuncia alla nazione che aerei spia americani hanno fotografato a Cuba basi militari sovietiche con missili nucleari in fase di installazione. Jfk annuncia l’immediato blocco navale dell’isola: qualsiasi nave che tenti di forzarlo verrà fermata con le armi. Il mondo precipita nel terrore di una guerra nucleare. Tanto minacciato (la cortina di ferro che separa mondo occidentale da quello orientale, copyright di Winston Churchill), quanto temuto, il rischio di un conflitto atomico non è mai stato né sarà più così vicino. La guerra fredda fra i due blocchi sta per diventare calda, caldissima. Forse risolutiva per i destini dell’umanità. I missili dell’Urss a Cuba sono la risposta alle basi Nato in Turchia e nel Mediterraneo, con razzi puntati verso l’Unione Sovietica. Nei primi giorni di ottobre gli aerei spia U-2 del governo americano fotografano inequivocabilmente le installazioni sull’isola, da poco in mano a Fidel Castro, con cui è in corso un conflitto aperto sfociato nella fallimentare spedizione della baia dei Porci di alcuni mesi prima, che aveva lo scopo di deporre i barbudos dal governo dell’isola. Kennedy è attorniato da falchi più che da colombe: siamo ai colpi di coda degli anni del maccartismo, il comunismo è lo spauracchio del mondo liberale, una soluzione di forza viene richiesta da più parti. E nel mentre la popolazione statunitense è nel panico, sobillata da mezzi di comunicazione che enfatizzano la già drammatica situazione. Quasi ogni casa della classe media viene dotata di un rifugio antiatomico: c’è chi si indebiterà non poco per costruire un rifugio sicuro per sé e i propri cari. Si sprecano i messaggi pubblicitari di aziende che si inseguono sul terreno della più innovativa proposta di protezione con i comfort più avanzati, per poter resistere sotto terra anche per mesi interi.

Gli storici ancora dibattono su di chi sia il merito se la vicenda si è potuta contenere a minacce e offese verbali. Probabilmente tutte le parti in causa erano coscienti che una guerra nucleare avrebbe potuto portar con sé conseguenze inimmaginabili, catastrofiche. Certo non mancarono appelli da ogni parte del mondo; uno dei più accorati venne da papa Giovanni XXIII che verrà addirittura ringraziato per questo da Kruscev, segretario del partito comunista e leader dell’Urss. Il 28 ottobre Kruscev annuncia lo smantellamento delle basi cubane e il ritiro delle testate nucleari, in cambio di un’analoga strategia degli Usa nell’Europa meridionale, e solo dopo aver ricevuto la garanzia di una non invasione a stelle e strisce del vicino Stato centroamericano. E la linea rossa, telefono diretto fra casa bianca e Cremlino viene installato come conseguenze di tutta questa situazione, per facilitare il dialogo fra le due superpotenze. Segni di distensione dopo la tragedia sfiorata.

I was walkin’ down the sidewalk not causin’ any harm
The radio reported, it sounded with alarm
The Russian ships were sailin’ all out across the sea
We all feared by daybreak it would be World War Number Three.
Bob Dylan, «Cuban Missile Crises»

Foto: “October 23, 1962- President Kennedy signs Proclamation 3504, authorizing the naval quarantine of Cuba” di Cecil Stoughton, White House – The John F. Kennedy Presidential Library and Museum, Boston. [1]. Con licenza Public domain tramite Wikimedia Commons.