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Sfogliando i giornali del 31 ottobre

01 – Golpe in Burkina Faso

Circa 30 persone sono morte e almeno altre 100 sono rimaste ferite negli scontri che hanno caratterizzato la giornata di ieri a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso. In seguito alla rivolta popolare cominciata martedì contro il regime del presidente Blaise Compaoré, al potere da 27 anni, l’esercito ha annunciato lo scioglimento del governo e dell’Assemblea nazionale, l’entrata in vigore di un coprifuoco e l’istituzione di un organo di transizione. L’annuncio è stato dato con una conferenza stampa, al termine di una giornata di scontri provocati dalle contestazioni al presidente Blaise Compaoré. Il potere esecutivo e quello legislativo saranno assunti da un organo di transizione, con l’obiettivo di un ritorno all’ordine costituzionale che i militari stimano «in un periodo di dodici mesi». Critica l’opposizione politica, guidata da Bènèwendè Sankara, che ha parlato di un colpo di stato militare.

02 – Bonus bebè a figli di immigrati: Lega e M5s votano contro. Pd all’attacco

Continua il percorso del Documento di Economia e Finanza in Senato. Ieri è stato bocciato un emendamento presentato dall’esponente della Lega Nord Roberto Calderoli, che proponeva di «riservare ai cittadini italiani o di uno Stato membro dell’Unione europea» il bonus bebè di 960 euro l’anno previsto dalla legge di Stabilità. In sostanza, la proposta della Lega Nord chiedeva di escludere i figli degli immigrati regolari dai beneficiari del bonus. La polemica è cresciuta quando il Movimento 5 Stelle ha dichiarato la propria volontà di fornire l’appoggio all’iniziativa e votare a favore dell’emendamento. Critico il Partito Democratico, che parla di «razzismo dilagante» e di «proposta barbara». Si tratta di un episodio che potrebbe bloccare i recenti tentativi di dialogo tra Pd e M5s, come traspare dall’intervento del senatore democratico Francesco Russo su Twitter, in cui si dice «C’è chi pensa ancora che siano una costola della sinistra».

03 – La Svezia riconosce la Palestina come Stato, scoppia la crisi diplomatica con Israele

Crisi diplomatica tra Israele e la Svezia dopo la formalizzazione ieri del riconoscimento della Palestina come Stato da parte del paese scandinavo. Si tratta della prima decisione del genere in Europa e tra i paesi occidentali, e ha ottenuto ottime reazioni nel mondo arabo, mentre da parte del governo guidato da Benjamin Netanyahu è arrivata una protesta formale, culminata, racconta Haaretz, nel ritiro dell’ambasciatore da Stoccolma. Il Paese scandinavo ha motivato il gesto come un tentativo di dare un contributo concreto alla pace fra i due popoli. Il ministro degli esteri Avigdor Lieberman ha pubblicato una nota polemica in cui si afferma che «il conflitto in Medio Oriente è più complicato del montaggio dei mobili dell’Ikea», simbolo dell’industria svedese. Nell’ottica di Lieberman, il riconoscimento rafforzerà fra i palestinesi «intransigenza ed estremismo», allontanando nei fatti una soluzione pacifica.

04 – Cucchi, attesa per la sentenza di appello. Pg chiede condanna per tutti

Attesa per la sentenza del processo d’appello per la morte di Stefano Cucchi, il giovane arrestato il 15 ottobre del 2009 per possesso di droga e morto una settimana dopo. Gli imputati sono 6 medici, 3 infermieri e 3 agenti della polizia penitenziaria. Tra le ipotesi di sentenza è concreta quella di una conferma della condanna soltanto per i medici, giudicati colpevoli di omicidio colposo, mentre il procuratore chiede una condanna per tutti gli imputati. Ieri il Consiglio comunale di Roma ha approvato la mozione per dedicare una piazza o una via al ragazzo.

05 – Accordo Russia–Ucraina sul gas

Nella tarda serata di ieri è stato raggiunto l’accordo tra Russia, Ucraina e la Commissione europea sulle forniture di gas russo fino a marzo 2015. Il Cremlino aveva interrotto le forniture di gas all’Ucraina il 16 giugno scorso a seguito di una disputa sui debiti non pagati da Kiev e all’annessione russa della penisola di Crimea. Da allora l’Ucraina dipendeva dalle forniture di gas da alcuni Paesi europei e dalle proprie riserve, ma le garanzie fornite dall’Europa hanno permesso di sbloccare i negoziati. Intanto nell’est dell’Ucraina il “cessate il fuoco” proclamato il 5 settembre continua a mostrarsi inefficace: 7 soldati dell’esercito ucraino sono morti e 11 sono rimasti feriti negli ultimi due giorni, e hanno perso la vita anche due civili. La Francia ha inoltre deciso di bloccare la consegna della prima nave da guerra Mistral, che il governo russo riteneva imminente, «finché la situazione nel Donbass ucraino non sarà normalizzata».

Foto: “Palazzo Montecitorio Rom 2009” di Manfred HeydeOpera propria. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.