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Laicità delle istituzioni: la scuola è immobile?

Il 23 ottobre, Davide Zotti, docente e responsabile scuola dell’associazione Arcigay, ha tolto il crocefisso dall’aula in cui teneva lezione, all’istituto Carducci di Trieste. Gesto contro il simbolo principale della Chiesa cattolica che «continua a calpestare la dignità degli omosessuali», aveva detto. Nel frattempo per la professoressa di religione di Moncalieri che aveva fatto riferimento all’omosessualità come malattia non ci sono state conseguenze, perché secondo l’istituto non si tratta di posizioni omofobe. Oltre ad un rispetto della diversità discutibile, siamo di fronte a due casi in cui la laicità dell’istituzione scolastica fa fatica ad essere applicata. Ne abbiamo parlato con Giorgio Rainelli, presidente dell’associazione nazionale Refo, Rete Evangelica Fede e Omosessualità.

Come commenta queste notizie?

«Riguardo alla notizia della professoressa, il mio commento è che come tutte le persone con omofobia interiorizzata, non ammetterà mai di essere omofoba. Può anche avere amici gay, come ha detto, ma non importa. Ricordiamo però che è una professoressa di religione, quindi si attiene a quella che è la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica Romana. Questo è un fatto. Per quello che riguarda il professore di Trieste, invece, ho dei problemi. Personalmente, persona omosessuale, non mi sento offeso dal crocefisso, ma mi sento offeso come cittadino di uno stato laico. Trovo inammissibile che in uno stato laico ci siano dei simboli di una religione che non è religione di stato dai tempi del Concordato. Invidio molto il professore, perché ha fatto un atto di disobbedienza civile, sapendo benissimo quali sarebbero state le conseguenze del suo atto e ora rischia grosso. La cosa che mi ha fatto molto piacere è la solidarietà degli studenti e chiaramente delle associazione Lgbtq».

Come cristiano, queste notizie la interpellano?

«La Refo è una rete di persone omosessuali, eterosessuali, bisessuali e transgender cristiana, sì, ma protestante. E, almeno formalmente, per i protestanti l’omosessualità non è un problema, perché non c’è il concetto di “peccato” come inteso nella Chiesa Cattolica. Quindi il gesto ha assunto anche per noi l’accusa alla Chiesa cattolica romana, dove le persone sono discriminate anche con la formula “condanniamo il peccato (l’omosessualità) e accettiamo il peccatore”. Come ex cattolico non sono d’accordo, e come cristiano mi tocca il fatto che un uomo, mettendo a rischio la propria carriera e il proprio ruolo, abbia fatto una cosa del genere. Le conseguenze effettive su cosa possa cambiare mi chiedo ancora quali potranno essere, vista la sentenza della Corte dei diritti umani che ha detto che l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici non è una violazione dei diritti. Per quello che riguarda l’insegnante che ha fatto le dichiarazioni omofobe, faccio notare che gli insegnanti di religione sono soggetti a regole speciali, dettate non dallo Stato ma dalla Curia e dalla Cei: se non le rispettano corrono il rischio di essere rimossa dall’incarico, potendo però assumere il ruolo di insegnante di altra materia senza aver fatto il concorso pubblico, ma per scelta del Vescovo. Il nucleo di tutti e due i casi è proprio la laicità dello Stato che non è rispettata». 

Come legge l’immobilismo dell’istituzione scolastica di questi casi?

«A Roma si dice “tra cani nun se mozzicano”. Chiaramente l’istituzione ha difeso un appartenente all’istituzione. La professoressa ha parlato della possibilità di guarigione dall’omosessualità. Dal 1993 l’omosessualità è stata depennata dall’elenco delle malattie, e tutta la comunità scientifica ha condannato le teorie riparative. Negli Usa è famoso il caso del responsabile di un’associazione che faceva queste “terapie” che si è sposato con un uomo, cosa che spiega la dimensione di come queste cose siano assurde. Non si può far cambiare una cosa naturale, e il fatto di proporre ai ragazzi delle informazioni errate è molto grave. Così come il fatto che l’insegnante non sia stata redarguita. Ed è triste il voler insegnare dei concetti vecchi e stantii nel momento in cui in Italia, forse, si sta muovendo qualcosa, se non altro per i gesti dei sindaci di apertura verso le unioni delle coppie omosessuali».