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Salvare le memorie disperse delle donne

Si tiene oggi venerdì 28 novembre a Torino, alla Sala Viglione di Palazzo Lascaris il convegno organizzato dall’Archivio delle donne in Piemonte, associazione nata a Torino nel 2006 «con l’obiettivo di raccogliere, riunire, conservare e valorizzare materiali e documenti di interesse per la storia delle donne e del movimento delle donne».

Il titolo della giornata, «Memorie disperse memorie salvate. Quando gli archivi parlano di donne: nove incontri sul territorio piemontese», riprende l’omonimo titolo del progetto regionale che ha avviato questa iniziativa nata in collaborazione con la Consulta Femminile e il sostegno finanziario del Settore Attività Culturali della Regione Piemonte.

Il ricco convegno di venerdì è l’ultimo di una serie di incontri iniziati nel 2007 e tenutisi in varie aree del Piemonte, a partire da Torino, e poi Novara, Alessandria, Verbania, Biella, ma anche due luoghi nel cuore delle valli valdesi, Torre Pellice e Perosa Argentina.

Come spiegava Elisabetta Donini nell’apertura del quarto convegno, tenutosi a Novara nel 2010, il primo convegno privilegiò la realtà torinese, «per necessità e per scelta, perché ci eravamo dette che avremmo voluto realizzare incontri di questo tipo in tutte o quasi tutte le province del Piemonte, andando in cerca in ognuna di esse di specificità locali, sin dal punto di vista di come costruire il convegno, cercando di metterci in relazione con soggetti attivi in quel territorio, che perciò ci aiutassero ad entrare nelle caratteristiche peculiari del loro contesto, scegliendo temi e persone delle relatrici e relatori legate appunto a quell’ambiente».

Dopo questo primo incontro ci fu la seconda tappa, le due sessioni del 2008 nelle valli valdesi. Perché due, lo spiega ancora Elisabetta Donini: «La ricchezza della presenza e delle attività delle donne nelle valli del pinerolese e la vivacità dei gruppi di donne,che già in rete fra di loro erano in grado di fare proposte sulle tematiche da portare nel convegno e sulle persone da coinvolgere nella discussione, era tale che ci rendemmo conto che una giornata sarebbe stata troppo poco. Fu fondamentale il fatto che si attivò una rete di relazioni sul territorio molto proficua; anzi, in quel caso interagimmo con una rete di protagoniste locali molto legate fra di loro e con un fortissimo senso della comunità».

Questo lungo percorso ha quindi toccato i vari archivi e luoghi di conservazione delle memorie delle donne, sparsi nel territorio piemontese, con l’obiettivo di «riportare alla luce le tracce del pensiero e del vissuto femminile troppo a lungo tagliati fuori dalle pagine della storia ufficiale, ma anche il desiderio di interrogarsi sulle modalità del fare memoria», come spiegano le organizzatrici.

A quest’ultima giornata partecipano diciassette relatrici, in un momento di sintesi e confronto fra persone che si occupano di ricerca e di raccolta della documentazione, con approcci ed esperienze diverse.

Fra le relatrici, oltre a diverse esponenti dell’Archivio delle donne come Ferdinanda Vigliani, Liliana Ellena, Elena Petricola ed Elisabetta Donini, che trarranno un bilancio del progetto, ed esponenti di importanti istituti di ricerca (per la storia della resistenza, la storia del lavoro, archivi di stato…), segnaliamo il contributo di Bruna Peyrot, storica e saggista, e Toti Rochat, fra le fondatrici del Museo delle donne di Angrogna, che parlano rispettivamente di «Donne valdesi fra soggettività protestante e specificità femminile» e «Donne protestanti nella storia: emancipazione o differenza?».

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