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Italiani, antifascisti, ebrei. E protestanti

Uno scambio di analisi e di memorie personali, racconti incrociati di storici che sono stati anche testimoni, seppure indiretti, di un pezzo importante di storia. E di storia non da poco: la serata “1934 Quegli arresti di ebrei torinesi antifascisti. Il ricordo dei protagonisti nelle parole dei loro figli e nipoti”, organizzata dalla comunità ebraica in collaborazione con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea (Istoreto) e con il Museo diffuso della Resistenza, è stata dedicata ai protagonisti dei primi arresti del marzo 1934, e ai successivi avvenimenti che coinvolsero quel numeroso gruppo di ebrei antifascisti attivi a Torino che comprendevano, insieme a molti altri, Vittorio Foa e Leone Ginzburg, Carlo Levi e suo fratello Riccardo, Gino e Giuseppe Levi, Giuliana Segre, Marco e Attilio Segre, Cesare Colombo, Leo Levi. 

La serata ha preso una piega tutt’altro che accademica, in un emozionante intreccio di ricordi aperto dall’intervento di Anna Foa, storica, che ha ricordato l’impatto che hanno avuto su suo padre Vittorio l’arresto e il periodo trascorso in prigione. A seguire Bice Fubini, nipote di Giuliana Segre, e poi un altro grande storico, Carlo Ginzburg, figlio di Leone e Natalia e nipote di Mario, Giuseppe e Gino Levi che, dopo alcuni ricordi più personali, ha sottolineato come l’ondata di arresti fosse parte di una campagna antisemita, di cui Mussolini era sicuramente a conoscenza. Una sorta di ballon d’essai che voleva andare a valutare le reazioni della popolazione italiana. Gli interventi di Giovanni Levi – un altro storico! – che ha ricordato l’arresto di suo padre e il messaggio di Jossi Levi, figlio di Leo, hanno insistito sul tema identitario. Leo Levi rivendicava orgogliosamente la sua scelta di essere un sionista, religioso, antifascista e di sinistra. E sempre sul tema dell’identità Sion Segre, i cui testi sono stati letti dal figlio scrisse: 

«Peccato che sei ebreo, mi aveva detto Carlo Levi la prima volta che ci eravamo incontrati. Capirai: io, Leone, Vittorio, Mario, siamo tutti ebrei o mezzi ebrei. O con una moglie ebrea, come Carrara e Guglielmo Ferrero. 

– Non poteva, Vittorio, scovarmi un ‘goy’ questa volta? 

– Beh, sai. Se ti disturba, non so proprio cosa farci. Mica vorrai che diventi fascista solo perché sono ebreo. O che mi faccia cattolico per poter essere antifascista. 

– Già. Ma se ci pescano, cosa diranno?».

Erano italiani, ebrei, antifascisti. In un ordine di priorità diverso per ognuno di loro, protagonisti di vicende accomunate da una assoluta lucidità e da una grande passione politica. Si parla di organizzare una seconda serata per continuare a confrontarsi, dialogare e ricordare. Memoria, e storia, per ricordare il passato ma soprattutto per costruire un futuro basato su valori solidi, e condivisi. E quanto ci sarebbe da raccontare sui tanti che sono stati italiani, protestanti, antifascisti… 

Copertina: “Bundesarchiv Bild 101I-477-2106-08, Bei Mailand, Soldat Zivilisten kontrollierend” di Freytag – Questa immagine è stata donata a Wikimedia Commons dall’Archivio Federale Tedesco (Deutsches Bundesarchiv) come parte di un progetto di cooperazione. Il Deutsches Bundesarchiv garantisce una riproduzione autentica solo usando gli originali (negativi e/o positivi). La digitalizzazione degli originali è stata effettuata dal Digital Image Archive.. Con licenza CC-BY-SA-3.0-de tramite Wikimedia Commons.