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“Irrinunciabile la lotta all’antisemitismo e la difesa della libertà di stampa e di satira”

Un gruppo di giornalisti impegnati professionalmente in diverse testate giornalistiche di ispirazione religiosa (cattolici, protestanti, islamici) ha sottoscritto e sollecitato l’adesione a un appello contro il terrorismo riguardo ai tragici fatti di Parigi.

Il coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Guido Vitale non ha accettato di sottoscriverlo e ha rivolto loro la seguente riflessione:

«Cari colleghi, grazie innanzitutto per l’invito da voi rivolto e grazie per l’appello che avete diffuso. Il vostro impegno per la pace e la convivenza ci conforta, fa onore a voi, al vostro credo e alle testate che rappresentate. Tocca a me, come responsabile della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il difficile compito di comunicarvi che l’orientamento dei colleghi della redazione è quello di non sottoscrivere questo documento. L’unanimismo che si è creato dietro lo slogan “Je suis Charlie” non ci convince. Ci sembra troppo, o troppo poco.

Ci pare superfluo se si limita a predicare che la strage di una redazione giornalistica al lavoro sia esecrabile. Vogliamo dare per scontato che questa apprezzabile opinione possa essere patrimonio di tutti, che non serva né professare un credo né rifletterci a lungo per dichiararla, che non sia necessario essere religiosi, ma semplicemente esseri umani per difenderla con la massima energia.

Ci sembra troppo poco, invece, se non la si accompagna con una ferma consapevolezza e con una chiara denuncia che chi ha minimizzato e sottaciuto in qualunque modo la minaccia dell’odio antisemita si è reso consapevolmente o inconsapevolmente complice della tragedia che incombe su tutto il mondo libero e progredito, e anche sulla dignità di tutte le religioni. Il vostro testo è stato elaborato prima di questa ultima tragica strage antisemita di Parigi, ma c’era bisogno di attenderla per affermare quanto da noi esplicitato?

Ci sembra troppo poco anche perché crediamo la vera domanda suscitata dai fatti di Parigi metta in gioco la nostra idea della libertà di opinione, di creazione, di stampa e anche di satira. Prendiamo atto che molti potenti della terra hanno sfilato per una volta fra chi invocava la libertà, e che chi controlla i regimi autoritari islamici, e chi comanda a Mosca, a Ankara e a Gaza, abbiano condannato i fatti di Parigi. E ci auguriamo questo sia un segno sincero di buon auspicio per le popolazioni a loro sottomesse e per i giornali che si stampano nei loro paesi. Apprezziamo che le campane di Notre Dame abbiano suonato per ricordare i colleghi di Charlie Hebdo assassinati sul lavoro. Ma in quanto giornalisti e in quanto ebrei crediamo sia necessario andare al di là delle condanne formali. Crediamo che il diritto alla satira, anche quella che non ci piace e che turba i nostri animi, dovrebbe essere riaffermato una volta per tutte con azioni concrete e con estremo rigore, non solo con gesti simbolici. Per questo la nostra speranza e la preghiera che vi invitiamo a condividere è quella di vedere presto nuovamente in edicola e nel pieno rispetto della sua scomoda identità originaria, questo giornale, non necessariamente sempre apprezzabile o simpatico, ma certo elemento irrinunciabile di libertà e di speranza per tutti».

Foto via Twitter