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Debole è la voce globale dei cristiani contro la violenza di Boko Haram

In questa intervista, a cura del Lutheran World Information, l’arcivescovo luterano nigeriano dr Nemuel A. Babba sollecita una «voce globale cristiana forte contro la violenza di Boko Haram» e «solidarietà per ripristinare la fiducia e le relazioni» tra cristiani e musulmani nel paese.

In che modo le comunità e le chiese luterane nel nord-est della Nigeria sono direttamente colpite dalla crescente violenza di Boko Haram?

In primo luogo, come leader della Chiesa luterana di Cristo in Nigeria (Lccn), il mio cuore è con le decine di migliaia di famiglie – cristiane, musulmane e di altre fedi – dell’area del nord-est che hanno perso i propri cari nell’ondata di attacchi violenti contro i villaggi da parte del gruppo Boko Haram. Gli omicidi insensati compiuti all’inizio di gennaio e la demolizione di case, chiese, moschee, scuole e imprese nella città di Baga, nello stato del Borno, ha mostrato ancora una volta, la natura crudele di Boko Haram e la situazione disperata vissuta dai cittadini della Nigeria che non possono difendersi.

La Lccn, come molte altre comunità cristiane e musulmane negli stati settentrionali del Borno, di Yobe e Adamawa, ha subito ingenti perdite da quando Boko Haram ha iniziato i suoi attacchi armati nel 2009 con l’obiettivo di creare uno stato islamico in questa parte del paese. Le diocesi di Area e di Shall-Holma sono le più gravemente colpite; i vescovi hanno dovuto abbandonare la sede diocesana due mesi fa. Come migliaia di altri sfollati, non sappiamo quando si potrà fare ritorno. Molte chiese luterane e istituzioni, tra cui le cattedrali del Gombi e di Area, sono state bruciate o saccheggiate. Circa 50.000 dei nostri membri a Area e a Shall-Holma non hanno potuto celebrare il culto a Natale e a Capodanno.

Quale è la risposta che le chiese e le comunità cristiane stanno dando alle persone colpite?

Ci sono decine di migliaia di sfollati interni (Idp) provenienti dagli Stati interessati. Presso la sede Lccn a Numan stiamo ospitando circa 5.000 sfollati, e molti altri sono accolti in famiglie. È incoraggiante vedere che molti dei nostri membri di chiesa e altri cristiani, così come i musulmani, abbiano aperto le loro case ai nigeriani in fuga dalla violenza. Il nostro obiettivo non è quello di stabilire campi di sfollati, ma di lavorare con il governo locale per sostenere chi è nel bisogno ora, e aiutarli a tornare finalmente a casa. Continuiamo inoltre a mobilitare la comunità locale nella raccolta di cibo, acqua, vestiti, e la risposta è enorme. Anche il governo e le organizzazioni musulmane stanno dando il loro aiuto, fornendo materassi, biancheria e così via.

State utilizzando un approccio ecumenico o interreligioso per sostenere le persone colpite?

Sì e No. Sì, perché riconosciamo come comunità di fede che gli sfollati hanno bisogno della nostra assistenza e abbiamo tutti risposto molto bene a questo compito. Come cristiani abbiamo richiamato il governo a considerare il fatto che i cristiani sono in maniera specifica presi di mira da Boko Haram. Questo non significa negare che i musulmani vengano attaccati e uccisi, ma i cristiani soffrono le perdite più alte.

Perché ho detto anche no? Semplicemente perché non c’è dialogo con i nostri fratelli e sorelle musulmani sulle intenzioni e l’impatto di Boko Haram. La presenza di questo gruppo militante ha eroso la fiducia fra cristiani e musulmani qui, nella misura in cui non siamo più in grado di avere conversazioni aperte e sincere su questo nemico comune.

Stiamo attraversando situazioni dolorose sia a livello familiare che nazionale. Un esempio è la situazione che sta avvenendo in molte famiglie composte da cristiani e musulmani. Recentemente un cristiano ha accolto a casa propria la sorella, che è musulmana, che insieme alla sua famiglia erano fuggiti agli attacchi. Ma nel giro di qualche giorno, il fratello le ha chiesto di cercarsi un rifugio alternativo perché non riusciva a sostenere la critica aperta e il disprezzo che lei esprimeva verso i cristiani. Come allora possiamo guarire e ripristinare tali rapporti in cui un “custode” del fratello si è letteralmente trasformato in “aguzzino” del fratello a causa di ideali religiosi estremi? Non ci fidiamo più di alcuni dei nostri fratelli e sorelle musulmani, in quanto non sappiamo se stanno dicendo la verità sul volersi sbarazzare di Boko Haram. Dinamiche simili avvengono nel governo, nei partiti politici e nelle forze armate. Il nemico è il nostro fratello nigeriano, ed è estremamente difficile combattere questo nemico e ripristinare la fiducia in questa nazione multi-religiosa, multietnica.

Come possono la Comunione mondiale luterana e quella cristiana esprimere la loro solidarietà?

Va precisato che i cristiani nigeriani sono arrabbiati, poiché noi siamo i più colpiti dalle atrocità Boko Haram. Non sentiamo abbastanza forte la voce dei fratelli cristiani di tutto il mondo esprimersi contro questo terrorismo che è diretto a noi che viviamo nel nord-est della Nigeria. Riteniamo che non sia stato fatto abbastanza per sostenere l’urgenza di fermare il terrorismo di Boko Haram. Questo non è il tempo per il solito approccio al dialogo interreligioso in Nigeria, nonostante il suo contributo positivo alla coesione sociale nel paese. Dobbiamo guardare di nuovo in modo critico e sincero il modo in cui cristiani e musulmani si relazionano l’uno all’altro, e affrontare queste dure verità e fatti orrendi. Abbiamo bisogno di solidarietà da parte della comunità cristiana globale per fare questo.

Quale intervento può fornire la comunità politica internazionale?

Come cristiani nigeriani riconosciamo le molte voci esterne che evidenziano i mali commessi da Boko Haram. Ma sappiamo anche la storia delle guerre civili del passato avvenute in questo paese: i politici che sono stati respinti dagli elettori hanno deciso di rendere il paese ingovernabile attraverso l’insurrezione armata. Come cristiani, promuoviamo la pace, ma non possiamo semplicemente stare a guardare come il nostro popolo è stato spazzato via in omicidi senza senso. Abbiamo il diritto di difenderci e, spinti al peggio, l’alternativa alla pace può essere solo disastrosa per un paese di più di 170 milioni di persone.

Nonostante i suoi difetti, il governo nigeriano sta facendo del suo meglio per fermare la violenza, ma ha bisogno dell’incoraggiamento e del sostegno della comunità internazionale. Poiché desideriamo la pace – tanto più che il paese andrà alle elezioni a febbraio – chiediamo ancora una volta il sostegno della comunità internazionale. In particolare chiediamo alla Federazione luterana mondiale LWF di continuare a pregare per noi.

Fonte: Lwi

(Traduzione di Marta D’Auria)

Foto LCCN Archbishop Dr Nemuel A. Babba. Photo LCCN/Felix Samari