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L’impegno dei protestanti tedeschi

I recenti e drammatici atti terroristici di Parigi e quelli che continuano a ripetersi in Nigeria non potevano non essere al centro dell’attenzione di un’assemblea ecclesiastica così importante e responsabile come il Sinodo della Chiesa evangelica della Renania (Germania), che si tiene in questi giorni nei pressi della città di Colonia e che rappresenta circa due milioni e settecentomila aderenti (si tratta della seconda chiesa regionale tedesca per numero di membri).

La condanna del terrorismo che strumentalizza l’Islam, la condanna dell’islamofobia, dell’antisemitismo e della xenofobia, il rinnovato impegno per la pace e la giustizia e per il dialogo ecumenico e interreligioso e la ribadita solidarietà con le chiese e i cristiani in prima linea nelle situazioni più incandescenti, sono stati costantemente espressi con molta fermezza e lucidità. Anche perché la Chiesa evangelica della Renania è stata quella che, sin dall’inizio degli anni 80, ha svolto la più approfondita analisi della madre di tutte le fobie collettive – l’antisemitismo – e scritto i migliori documenti ecumenici sui rapporti tra ebrei e cristiani in Europa e in Israele, come dimostrato dalla presenza attiva in Sinodo di Deborah Weissmann, ebrea originaria di New York, da 42 anni in Israele, direttrice del Centro ebraico cristiano di Gerusalemme.

Nell’ampia relazione introduttiva, il presidente (präses) della Chiesa, il pastore Manfred Rekowski, Sinodo della Chiesa evangelica della Renania ha affrontato direttamente questi temi ed espresso una grande preoccupazione per l’irrisolto conflitto tra Palestinesi e israeliani che richiede una via credibile e responsabile per una pace stabile e una profonda riconciliazione tra ebrei, islamici e cristiani di quell’area. Né si è dimenticato del difficile contesto in cui vive l’Europa: una crisi economica diffusa – che sfiora soltanto la Germania ma la preoccupa –; il gran numero di rifugiati che bussano alle porta dell’Europa o che si spostano in paesi vicini che non possono essere lasciati soli ad affrontare la situazione; la necessità di integrare pacificamente nelle varie nazioni europee le persone provenienti da paesi, culture e religioni diverse; la necessità di dare una risposta concreta all’insicurezza e ai bisogno sociali di tutti.

Lo dico spesso ma volentieri lo ripeto: un protestante italiano come me si trova sempre a casa sua in una chiesa protestante occidentale. Lo stesso è accaduto in questo Sinodo della Chiesa evangelica della Renania, numericamente simile – anche se un po’ più efficiente e disciplinato (orari sempre rispettati, interventi di soli due minuti!) – a quello delle chiese metodiste e valdesi (214 deputati, 45 consultivi, una quarantina di ospiti), con lo stesso orizzonte di preoccupazioni e di speranze, di impegno e di solidarietà e persino di linguaggi. Sinodo della Chiesa evangelica della Renania. Anche negli interventi dei politici di alto livello venuti a portare il loro saluto da parte dei quattro Governi regionali tedeschi su cui si estende il territorio ecclesiastico di questa chiesa.

Mi sono sentito a casa anche quando si è affrontato il grave problema delle finanze: la tassa ecclesiastica, versata volontariamente tramite la dichiarazione dei redditi personale, è in calo verticale a causa degli abbandoni. Effetto dei processi di secolarizzazione, certamente, ma anche di un deficit della missione della chiesa che evidentemente non riesce a dare le risposte che molti richiedono (il Sinodo ha ricevuto i risultati di una ricerca sociologica e statistica recentemente commissionata). Quindi più un problema teologico e vocazionale che economico. Ma mentre quest’ultimo mostra rapidamente i suoi effetti, costringendo a tagli e riorganizzazioni che qualcuno considera troppo brutali, un cambiamento di mentalità nella missione della chiesa ha tempi più lenti. Purtroppo.

Qualcosa di simile accade anche alla Chiesa cattolica tedesca, che gode dello stesso sistema della tassa ecclesiastica volontaria, ma non accade invece nelle chiese cosiddette “libere” tedesche (metodisti, battisti, pentecostali ecc.), che non hanno la tassa ecclesiastica ma vivono delle contribuzioni dei membri in una situazione di minoranza e di diaspora molto simile alla nostra in Italia. Un segnale per le grandi chiese regionali protestanti tedesche? Forse, ma oggi è avvertito come molto, molto lontano.

Fonte chiesavaldese.org