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Save the children a Lampedusa

Da più di una settimana continuano ad arrivare persone in fuga con numeri in aumento, rispetto alle settimane precedenti, «c’è un flusso in crescita, nel gennaio di quest’anno sono arrivate oltre 3500 persone, con una percentuale del 60 % in più rispetto al gennaio 2014 – dice Giovanna Di Benedetto, di Save The Children – il deteriorarsi della situazione in Libia ha sicuramente favorito le partenze e suppongo le favorirà nei prossimi giorni». L’organizzazione internazionale che si occupa di minori, ha un ruolo importante nell’accoglienza dei bambini e delle bambine stranieri, anche a Lampedusa.

Lunedì è stata una lunga notte di arrivi
«Sì, è stata una notte senza sosta, la macchina dei soccorsi non si è fermata un istante. Le motovedette della Guardia costiera hanno fatto la spola in continuazione. I migranti di queste ore sono soprattutto eritrei e somali, moltissime donne e bambini molto piccoli. Con gli arrivi dei giorni scorsi, al centro c’erano più di 800 persone, numeri enormi. La scorsa settimana c’è stata una tragedia, le persone salvate ci hanno raccontato di essere le uniche sopravvissute a centinaia di altre. Al momento la situazione non è questa, è più tranquilla, dovrebbero essere stati in mare solo un giorno, ma sarà verificato nei prossimi giorni».

Qual’è il contributo di Save the children nell’accoglienza?

«Save the children lavora nell’ambito del progetto Praesidium, coordinato dal Ministero dell’Interno con l’UNHCR, (Oim e Cri, ndr), per fornire assistenza legale ai migranti, per quello che ci riguarda nello specifico ai minori. I minori stranieri non accompagnati arrivano nel nostro paese da soli, senza nessuna figura adulta di riferimento. Parliamo con questi giovani, spieghiamo loro che cosa li aspetta, quali sono le procedure nel nostro paese, spieghiamo loro quali rischi corrono ad andare via (solo l’anno scorso 3 mila minori si sono allontanati e resi invisibili): rischiano di diventare vittime della tratta, dello sfruttamento sessuale, lavorativo. Aiutiamo nella loro corretta identificazione e, laddove ci sono le condizioni, i ricongiungimenti familiari. Nel 2014, su 170 mila migranti arrivati, 26 mila erano minori, la metà erano minori non accompagnati. Lunedì scorso sono arrivati molti bambini piccolissimi.

Qual’è l’iter nell’accogliere i minori?

«In genere l’iter prevede che vengano portati in strutture di prima accoglienza per minori, dove dovrebbero rimanere per pochi giorni, ma in realtà rimangono spesso per molti mesi. Poi vengono trasferiti nelle comunità, che sono in genere piccole, 10 -12 persone al massimo, dove iniziano a seguire corsi di italiano, ad andare a scuola, e viene affidato loro un tutore e iniziano il percorso di integrazione nel nostro paese. A Lampedusa non c’è uno spazio apposito per i minori, che vengono rapidamente trasferiti sulla terraferma».

Da poco avete lanciato la campagna #WhyAgain, cosa significa?

«Dopo l’ennesima tragedia della settimana scorsa abbiamo lanciato questa campagna sui social media con l’hashtag “Why again”. All’indomani dei naufragi del 3 ottobre 2013, tutti i politici italiani ed europei si erano spesi per dire che mai più avrebbero dovuto verificarsi tragedie del genere. A distanza di un anno abbiamo assistito all’arrivo delle salme, dei superstiti alle tante morti in mare. Non vogliamo che questo si ripeta. Sono stati tanti ad aderire a questa campagna, più di un milione i contatti su Facebook e Twitter; la campagna è diventata virale, ma aspettiamo ancora una risposta dalle istituzioni»

Ascolta l’intervista su Radio Beckwith

Copertina: via Save the children