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Accadde oggi, 13 marzo

Piazza San Pietro è in attesa, la chiesa cattolica e in attesa e in fondo anche il mondo secolarizzato, anche se dissimula. Siamo al quinto scrutinio e ancora il nome non esce: chi sarà il successore di Ratzinger, il papa che osò ammettere la sua stanchezza e si dimise, primo nella storia del soglio di Pietro? La chiesa è in affanno, provata dalla perdita di fedeli e dagli scandali interni, e l’abbandono di Benedetto XVI ne è una prova abbastanza palese. Alla fine il risultato del travaglio interno al conclave sorprenderà ben oltre le aspettative: ecco affacciarsi al balcone per salutare la folla il primo papa gesuita, il primo sudamericano, che prende un nome umile, che rimanda al poverello di Assisi, per offrirsi ai fedeli da subito come il servitore: lui, Francesco, non papa ma vescovo di Roma.

 

Francesco, con i suoi modi diretti e poco inclini alla formalità, rappresenta da subito un cambiamento e, prima ancora, una rivoluzione mediatica. Quest’ultimo aspetto ha il suo contraltare nella sovraesposizione garantita dai mezzi di comunicazione alla figura di Bergoglio e di conseguenza alla chiesa cattolica.

 

La comunicazione legata al mondo cattolico ha un predominio assoluto sui principali canali televisivi, aspetto ovvio dal momento che si tratta della religione assolutamente predominante in Italia; sono le proporzioni però che appaiono profondamente sbilanciate. Al mondo protestante ed ebraico rimangono le briciole, soprattutto sui canali non Rai, alle altre confessioni meno ancora, percentuali da zero virgola. E, sottolinea lo studio, anche quando si parla di altre religioni lo si fa sempre più attraverso la lente cattolica. E noi ne siamo l’esempio: quel Bergoglio ha inguaiato anche noi che oggi siamo qui a raccontarne le gesta.

 

 

Foto “Su Santidad Papa Francisco” di Gabriel Andrés Trujillo EscobedoFlickr: Su Santidad Papa Francisco. Con licenza CC BY-SA 2.0 tramite Wikimedia Commons.