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Per un’Europa della libertà

Si è svolta a Roma, dal 6 all’8 maggio scorsi, la riunione annuale del Comitato congiunto del Consiglio delle conferenze episcopali cattoliche d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle chiese europee (Kek) – l’organismo che raccoglie circa 120 chiese anglicane, ortodosse, protestanti e veterocattoliche del continente. L’incontro, co-presieduto dal vescovo anglicano Christopher Hill e dal cardinale cattolico Peter Erdő, ha avuto come tema “La libertà e le libertà: un approccio cristiano”. Come ha spiegato Erdő nella conferenza stampa tenuta a conclusione dei tre giorni di lavoro, la libertà al singolare, indicherebbe quella libertà inerente all’essere umano, in quanto creato a immagine e somiglianza di Dio; mentre le libertà, al plurale, indicherebbero i diritti individuali la cui fonte è da individuare nella società e nello Stato. Un tema problematico e controverso, soprattutto a livello ecumenico, che non ha però impedito la stesura di un documento finale , intitolato “Per un’Europa della libertà” che esprime una visione comune su alcune importanti questioni: dai diritti dei migranti a quelli dei rom, dalla denuncia della violenza contro le donne alla difesa delle vittime del traffico di esseri umani, alla salvaguardia del creato.

Qual è lo scopo degli incontri del Comitato congiunto Ccee-Kek?

«La storia di questi incontri è iniziata nei primi anni Settanta del secolo scorso, quando, accanto alla Kek, nata nel pieno della Guerra fredda, si è costituito il Ccee. Da subito i direttivi delle due organizzazioni hanno deciso di incontrarsi e di discutere su argomenti specifici, per trovare una voce comune dei cristiani dell’intera Europa. Infatti, le chiese rappresentate dalla Kek e dalla Ccee vanno ben oltre i confini dell’UE e rappresentano davvero i cristiani cattolici, ortodossi e protestanti di tutto il continente».

Di cosa avete discusso nelle riunioni di Roma?

«Abbiamo parlato del rapporto tra Stato e chiese; dei fondamentalismi, anche quelli cristiani; della persecuzione dei cristiani nel mondo. Questi temi li abbiamo discussi nella cornice più ampia del tema della libertà, espressa al singolare, e delle libertà, declinate al plurale. Con questa distinzione abbiamo da un lato definito un chiaro impegno delle chiese per la libertà nella società, ma anche la constatazione che le libertà individuali, talvolta, possono entrare in conflitto tra loro. Può succedere che qualcuno affermi il proprio diritto a scapito dei diritti degli altri. I cristiani possono avere tra loro delle differenze su questioni pratiche, ma c’è un profondo accordo sul fatto che il concetto cristiano di libertà si esprima nella relazione con gli altri. La concezione cristiana della libertà sta nella relazione con l’altro, non nell’affermazione assoluta del mio diritto nella società».

Nel documento finale dell’incontro c’è una lista di questioni sociali rilevanti : la violenza sulle donne, i diritti dei migranti, i pregiudizi verso i rom. Nella lista non compare però nessuna questione etica. Questo perché i problemi etici fanno parte delle libertà, al ‘plurale’, piuttosto che della libertà, al ‘singolare’?

«Un’interpretazione di questo genere restringerebbe l’etica al solo campo della morale personale. L’etica riguarda invece anche la società, il bene comune. Il documento finale ha questa prospettiva ed elenca una serie di questioni sulle quali i cristiani sono largamente d’accordo: come per esempio il fatto che la violenza contro le donne non possa essere giustificata o tollerata, in base ad alcun argomento religioso. Tra le chiese cristiane permangono certamente delle differenze su temi etici anche rilevanti. Su alcune questioni, tuttavia, le chiese sono più vicine di quanto la gente pensi. Un esempio è l’eutanasia rispetto alla quale un’ampia maggioranza dell’opinione cristiana è molto cauta o contraria al fatto che possa rientrare nella legislazione degli stati. In altri casi, invece, condividiamo principi generali, che poi danno luogo a conseguenze pratiche diverse. Dobbiamo risolverci a vivere con le nostre diversità».

Giovedì 7 maggio siete stati ricevuto in udienza da papa Francesco. Cosa vi siete detti?

«E’ stato un’ incontro molto positivo nel quale, come spesso succede con questo papa, alla formalità dell’occasione si è unita l’autenticità della sua persona. Nell’udienza abbiamo presentato il lavoro della commissione, l’impegno nel confrontarsi su temi rilevanti per le società europee per potersi esprimere ad una voce, laddove troviamo delle convergenze. Un impegno che ha trovato in Francesco parole di incoraggiamento».