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Accadde oggi, 29 maggio

Il calendario segna il 6 di luglio quando i carri armati sfondano i confini e puntano diretti verso le città di Nsukka e Garkem. Siamo in Nigeria, ed è l’estate del 1967.

Quello che sta per diventare uno dei maggiori drammi umanitari del dopoguerra tanto da diventare addirittura una locuzione di uso corrente in italiano ha però una precisa data di inizio: il 29 di maggio di quel 1967. La guerra scoppia per le volontà indipendentiste delle regioni meridionali del grande stato africano, quelle che si riuniscono sotto il nome della Repubblica del Biafra.

Gli inglesi si sono ritirati da pochi anni (era il 1960), dopo aver sfruttato il più possibile le immense riserve minerarie e di materie prime del paese, non curandosi delle enormi sacche di povertà della popolazione e della corruzione dilagante in tutti i centri di potere, economici, politici e militari. Seguono anni turbolenti di colpi di stato in sequenza e di crescente odio fra le diverse etnie che compongono una nazione da oltre 100 milioni di abitanti.

La zona meridionale della Nigeria, il Biafra, è quella più ricca di miniere, abitata a maggioranza dall’etnia Igbo, di religione per lo più cristiana, e sono i suoi governatori a proclamarne l’indipendenza dal resto del paese in quella primavera del 1967.

Il mondo distratto fatica a cogliere la portata del conflitto che muove i primi passi. Seguono tre anni di vittorie alterne, ma soprattutto di eccidi disumani, di carestie bibliche, di epidemie. La guerra si chiude ufficialmente nei primi giorni del 1970 con la sconfitta degli indipendentisti, ma da qui si spalancano le porte dell’inferno a chi ha il cuore tanto forte da scendere fin laggiù per tentare di prestare qualcosa che possa assomigliare ad un soccorso. Tre anni di guerra hanno fatto un milione di morti.

La carestia ne farà altri due. E’ davanti al dramma del Biafra che Bernard Kouchner decide di fondare Medici Senza Frontiere nel 1971. Una delle aree più ricche di materie prime è quella con una delle popolazioni più povere della terra. Una contraddizione che urla vendetta.

Vari progetti finanziati anche dall’Otto per mille valdese in questi anni stanno tentando di prestare assistenza in quelle terre. E in quel finire degli anni ’60 l’espressione “sei un biafra” entra crudelmente nel linguaggio italiano per indicare una persona clamorosamente magra. Il mondo si era accorto infine di cosa stava succedendo laggiù.

Foto: “Starving-woman-africa-biafra-nigeria-conflict-famine” by Unknown CDC employee (Dr. Lyle Conrad?) – Public Health Image Library (PHIL) (Image #6874). Licensed under Public Domain via Wikimedia Commons.