1024px-brunostatue

Accadde oggi, 9 giugno

Questa è la storia di una delle poche battaglie per la laicità che il nostro Paese abbia avuto la forza e l’orgoglio di intraprendere. E poco importa se è stata combattuta per una colata di bronzo fuso, poggiata su un basamento di granito. Perché quel bronzo, che nelle mani dello scultore Ettore Ferrari si è modellato fino a farsi statua, ha rappresentato nell’Italia diventata nazione da pochi anni il simbolo dello smarcamento dai diktat clericali che allora come oggi influenzavano molti aspetti della vita pubblica e privata.

Il 9 giugno del 1889 viene inaugurata a Campo de’ Fiori a Roma il monumento in memoria di Giordano Bruno.

Un eretico quindi, che preferì il rogo all’abiura, fino a diventare nel tempo simbolo dell’autodeterminazione, dell’affermazione di sé e della forza del proprio pensiero al di là di ogni coercizione.

Innalzare nel feudo del cattolicesimo una statua dedicata alle azioni di chi il cattolicesimo aveva tentato di riformarlo, se non di superarlo, era quindi una sfida sfacciata a tutto il clero, al papato in particolare, a pochi anni dalla breccia di Porta Pia e dallo sdegnato auto-esilio del pontefice, che si concluderà solo nel 1929.

Roma non a caso è stata liberata e annessa al nascente stato italiano molto tardi: molte sono le sue anime, e certamente è preponderante l’influenza papalina e della sua corte sulla vita della città. L’idea di un gruppo di studenti universitari, a cui si aggiungono negli anni autorevoli pensatori quali Victor Hugo, Walt Whitman, Henrik Ibsen, di erigere un’opera volta a celebrare il simbolo del libero pensiero viene vista quindi come fumo negli occhi in prima battuta da Papa Leone XIII, che scomunica tutto lo scomunicabile e minaccia anatemi urbi et orbi.

La battaglia per vedere innalzata la statua dura anni, e non mancano pesanti scontri in piazza nel 1888 fra studenti e forze dell’ordine. Quando al governo torna Francesco Crispi, in gioventù garibaldino, i tempi paiono maturi, e infatti così è. Leone XIII minaccia di lasciare la capitale, ma ovviamente recederà dall’intento.

Quando nel 1929 Benito Mussolini è seduto nel salone del Laterano per firmare i Patti insieme al Segretario di Stato Vaticano Pietro Gasparri, e fra le varie norme che regoleranno le relazioni fra i due Stati gli viene chiesto di abbattere la statua, il Duce da vecchio socialista mangiapreti e ancora con nelle orecchie l’eco degli scontri del 1888 si rifiuta sdegnato. La ferita evidentemente, a 40 anni dall’inaugurazione della statua è ancora aperta. Da entrambe le parti però.

Foto “Brunostatue“. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons.