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Un incontro importante, di cui scopriremo in futuro tutti i frutti

«Per alcuni aspetti, questo incontro potrà essere valutato solo dopo che sarà passato un po’ di tempo, proprio per la sua importanza e le sue implicazioni anche all’interno dello stesso ambito cattolico: ma certamente la sua portata è notevole»: chi parla è Grado G. Merlo, professore di Storia medievale e Storia del cristianesimo medievale nelle Università di Torino e Milano e titolare di corsi alla Scuola Normale di Pisa. Uno dei più importanti medievisti italiani, è autore di articoli, saggi e libri dedicati ai valdesi, alcuni dei quali pubblicati dall’editrice Claudiana (da «Valdesi e valdismi medievali», 1984 a «Valdo. L’eretico di Lione», 2010).

Che cosa colpisce, dunque, in questo incontro fra i mondi di Valdo e di Francesco, uno studioso che valdese non è, ma che da molti anni è in dialogo (anche per la sua origine pinerolese) con la Chiesa e la cultura valdesi, come attesta anche la sua partecipazione a molti convegni di studio?

«L’incontro mi ha commosso – dice a caldo Merlo –: innanzitutto ho apprezzato il discorso del moderatore Bernardini che non è stato né “diplomatico” o di circostanza né aggressivo, ma ha messo sul tappeto quelli che restano tuttora come elementi di divisione. Certo sul piano sociale i cristiani operano con molta sintonia (il riferimento è soprattutto all’azione per profughi e migranti), ma la necessità di superare da parte cattolica la dizione “comunità ecclesiali” per le chiese protestanti è stata posta in tutta la sua evidenza. Quanto alle parole del papa, non può non colpire la richiesta di perdono per quanto la sua Chiesa fece ai valdesi nei secoli: non è stata una richiesta rituale, come era parsa invece quella di Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000: e ovviamente, il fatto che sia stata pronunciata in un tempio valdese – e non in San Pietro – ha il suo peso».

L’altra questione problematica è quella dell’ospitalità eucaristica…

«È stato giusto sottolineare le problematicità; vorrei sottolineare tuttavia il riferimento espresso da Francesco ai doni che si sono scambiati cattolici e valdesi a Pinerolo in occasione della scorsa Pasqua, quando la chiesa cattolica locale ha offerto alla chiesa valdese il pane per la Santa Cena del culto pasquale e la chiesa valdese ha offerto alla cattolica il vino per la celebrazione della veglia pasquale la sera precedente: un gesto compiuto non dai vertici ecclesiastici ma dalla base di una chiesa locale. È importante e bello che un papa lo abbia menzionato».

Foto P.Romeo/Riforma