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Un minuto di silenzio per ricordare

Martedì scorso, nella Cattedrale di Saint Paul, a Londra, sono stati accesi quattro ceri con impressi i nomi di tre fermate della metropolitana e di una piazza: Russel Square, Edgware Road, Aldgate e Tavistock Square. Così sono stati ricordati i luoghi dell’attentato terroristico che il 7 luglio del 2005 (http://riforma.it/it/articolo/2015/07/07/accadde-oggi-7-luglio) costò la vita a 52 persone. Tutto il Regno Unito, dai campi da tennis di Wimbledon al 7/7 Memorial ad Hyde Park, ha osservato un minuto di silenzio (http://www.bbc.com/news/uk-33407554), insieme ai sopravvissuti e ai parenti delle vittime, per fare memoria di quello che è stato il più grave attentato terroristico in Gran Bretagna. «Chi è stato colpito dall’attacco di dieci anni fa continua il cammino che hanno invece appena iniziato coloro che hanno perso persone care o sono sopravvissute all’attacco in Tunisia quindici giorni fa», ha ricordato l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, collegando agli attentati di Londra la strage recentemente avvenuta sulle spiagge di Sousse in Tunisia. Oltre al culto commemorativo di Saint Paul, presieduto dal vescovo di Londra Richard Chatres con la partecipazione di esponenti di diverse comunità di fede, molte altre chiese hanno ricordato il decennale.

Per l’occasione il programma domenicale di BBC4 ha intervistato la pastora Debbie Hodge (http://www.urc.org.uk/media-news/1687-the-nation-remembers-the-7-7-bombings.html) della Chiesa riformata unita (Urc), tra le prime persone a prestare soccorso ai feriti dell’autobus di Tavistock Square. «Era una normale giornata di lavoro negli uffici centrali della Urc – ha ricordato Hodge, che oltre a una laurea in teologia possiede anche un diploma in infermieristica -, quando ho sentito l’esplosione. Ho subito pensato che avrebbe potuto trattarsi di una bomba. Sulla piazza cadevano coriandoli di metallo, c’erano persone che gridavano, chi aveva perso l’udito momentaneamente a causa del boato. Ho poi trascorso gran parte della giornata alla British Medical Association, la cui sede centrale si trova proprio in Tavistock Square – ha proseguito Hodge -. Ho assistito un turista australiano che sarebbe morto poco dopo e che si lamentava del freddo dell’estate londinese. Ricordo anche una donna, con la clavicola rotta, che si preoccupava di ritrovare sua figlia perché quella mattina si erano lasciate litigando. Ho visto in quel momento quanto è fragile la vita e come non si debba sprecare nessuna occasione per essere gentili e costruire la pace». Oggi la pastora Hodge lavora in un gruppo di cappellania interreligiosa: «E’ importante ritrovarsi insieme, imparare a conoscersi, affinché quando tragedie come quella di dieci anni fa si verificano si possa rimanere uniti e sostenersi l’un l’altra».

Sempre su BBC4 domenica scorsa, è andato in onda il culto commemorativo del 7/7 dalla chiesa londinese di St. Martin-in-the-Fields (http://www.bbc.co.uk/programmes/b060y0qs), a Trafalgar Square, durante il quale sono intervenuti dei testimoni oculari degli attentati. La predicazione è stata affidata alla teologa episcopale anglicana Barbara Brown Taylor che, a partire dal testo di Matteo 11:10-15, ha riflettuto sul tema “violenza e regno di Dio”, soffermandosi anche sulla strage nella chiesa metodista afroamericana di Charleston, nella Carolina del sud (USA). 

Foto: “Wording on stela of 7-7-2005 bombings memorial – geograph.org.uk – 1757654” by David Hawgood. Licensed under CC BY-SA 2.0 via Wikimedia Commons.