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Eterologa, primo nato in struttura pubblica

11 luglio, è nato a Firenze il primo bimbo italiano figlio di una coppia che ha utilizzato la fecondazione eterologa in una struttura pubblica.

A marzo c’era già stato il caso dei gemelli venuti al mondo in una struttura privata romana.

 Giusto un anno fa la regione Toscana aveva dato il via libera alla tecnica colmando un vuoto normativo presente nel nostro ordinamento. Fino ad allora infatti, a seguito di un parere della Consulta, la fecondazione eterologa era possibile solo in centri privati. La scelta politica della giunta regionale è stata quindi quella di consentire medesime possibilità a chi si rivolge ad una struttura pubblica come ad una privata.

 Il primo trattamento all’ospedale Careggi di Firenze è datato ottobre 2014, e una decina di gravidanze sono attualmente in corso. Oltre due chilogrammi di peso, in ottima salute, si nutre di latte materno, il neonato è il prodotto dell’eccellenza della sanità toscana.

In Italia manca ancora una legge ad hoc sulla questione, a causa dei molti veti trasversali posti negli anni. Esistono linee guide, figlie di sentenze e di iniziative di pubbliche amministrazioni, che creano però profondi squilibri fra regioni favorevoli ed altre contrarie alle moderne tecniche di concepimento, con il risultato di avere un esodo interno di coppie che si spostano laddove è possibile metterle in pratica.

L’eterologa è una delle diverse forme di procreazione medicalmente assistita e vi si ricorre quando uno dei due genitori è sterile e per arrivare a una gravidanza occorre usare un gamete, un ovulo o uno spermatozoo di una terza persona, un donatore.

Fino al 2004 in Italia era prevista l’eterologa, purché il donatore fosse anonimo. Con la celebre legge 40 questo diritto è stato accantonato e ci sono voluti dieci anni ed una sentenza della corte costituzionale per ritornare ad una legge moderna e non oscurantista.

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