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I delegati fraterni animano il sinodo della famiglia

Sono i delegati fraterni, rappresentanti delle diverse confessioni cristiane, a portare spaccati di quotidianità al sinodo cattolico che sta ragionando sull’ampio tema della famiglia.

Ha commosso tutti, fino agli applausi, il reverendo anglicano Timothy Thornton, vescovo di Truro, che durante i saluti di rito ha annunciato emozionato di aver appena ricevuto una telefonata da sua figlia che gli preannunciava il suo imminente matrimonio.

Il reverendo Robert Welsh della Chiesa evangelica dei discepoli di Cristo ha portato l’attenzione dei padri sinodali sulle difficoltà che a volte ancora si incontrano nelle unioni miste. Welsh, che ha moglie cattolica, ha raccontato la sofferenza di non poter accostarsi all’Eucaristia quando accompagna a messa il minore dei nipoti, ed ha chiesto a Papa Bergoglio di affrontare la questione.

Presente in Vaticano anche il reverendo Walter Altmann, brasiliano, luterano, ex moderatore del comitato centrale del Cec, il Consiglio ecumenico delle chiese, che nel suo discorso ha sottolineato la grande importanza di simili assise, basate su di un lavoro congiunto, di reciproca attenzione, su temi oltremodo importanti nella società di oggi; Altmann ha ripreso le parole di Francesco I relative al sinodo visto come espressione della chiesa che cammina insieme, ribadendo a sua volta l’importanza di una lettura delle nuove sfide quotidiane fatta attraverso gli occhi della fede.

Un altro tocco “protestante” ai lavori l’ha fornito l’arcivescovo cattolico canadese Paul-André Durocher quando ha chiesto ai padri sinodali di ragionare seriamente sull’istituzione di un diaconato femminile, perché una simile decisione a suo avviso aprirebbe nuovi importanti scenari, quali la possibilità di vedere anche le donne in ruoli decisionali all’interno delle strutture ecclesiastiche. Ma questo appello è caduto nel vuoto. Un passetto alla volta. 

Foto via Pixabay