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No alla commercializzazione del suicidio assistito

Il tema delicato del fine vita continua ad alimentare dibattiti e prese di posizione, fughe in avanti e ripensamenti,a tutte le latitudini.

Il Bundestag, il parlamento tedesco, ha approvato lo scorso 6 novembre una legge che impedisce la remunerazione in denaro per la pratica del suicidio assistito: in sostanza si impedisce la nascita, sul modello svizzero, di associazioni che accompagnano il richiedente nel percorso di gestione degli atti che condurranno alla morte, scelta che ovviamente deve essere consenziente.

In Germania, al termine di lunghe riflessioni sia nelle aule parlamentari che fra la società civile, si è scelta un’altra via: rimane legale la già esistente assistenza passiva, ad esempio la fornitura di medicinali necessari ad un malato terminale, sempre che sia il degente a prepararsi e somministrarsi in maniera autonoma il cocktail necessario, ma si vieta per l’appunto la professionalizzazione dell’assistenza, reiterata e regolata da rapporti economici. La questione rimane quindi prettamente medica e le scelte riservate al personale sanitario, che dovrà valutare caso per caso.

La scelta del parlamento, caldeggiata anche dalla cancelliera Angela Merkel raccoglie il plauso di molte chiese locali, che già nel corso dell’anno avevano espresso il proprio sconcerto davanti alla prospettiva di aiutare a morire invece che aiutare a terminare al meglio la propria esperienza terrena.

In un documento firmato da Heinrich Bedford-Strohm , presidente del consiglio dell’Ekd, la Chiesa evangelica in Germania, da Reinhard Marx presidente della Conferenza episcopale tedesca, da Alois Glück presidente del Comitato centrale dei cattolici tedeschi e da Irmgard Schwaetzer presidente del Sinodo della Chiesa evangelica di Germania si riconosce nella nuova legge «un segnale forte per la protezione della vita e per l’avvenire della nostra società e per la sua coesione. In questo modo si proteggono le persone malate in fase terminale e quelle anziane che avrebbero potuto imbattersi in pressioni sociali per porre fine prematuramente alla propria vita. Inoltre si rispetta e rafforza la relazione individuale fra paziente e medico. Per questi motivi ringraziamo gli estensori della legge per il passo compiuto verso una società più umana».

Foto: “Relación Médico Paciente” by Jorgejesus4Own work. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Wikimedia Commons.