namnala_2

L’Asperger film festival: «Una rassegna uguale alle altre, però diversa»

Si è concluso ieri sera con la premiazione ufficiale dei corti vincitori presso il Maxxi di Roma, l’Asperger film festival (Asff), «un festival uguale agli altri, però diverso» – sostengono gli organizzatori – realizzato con la partecipazione attiva di persone che si riconoscono nella condizione autistica e nella sindrome di Asperger. Una rassegna internazionale interamente gestita da giovani. «Uguale perché – proseguono i promotori dell’iniziativa – pur promuovendo una corretta informazione sul tema, non è un Festival sull’autismo, ma un vero festival internazionale di cinema ed arti visive; diverso, perché oltre a promuovere la cultura cinematografica, si serve del cinema come strumento di inclusione sociale».

Una sezione vede un Premio dedicato al “Cinema come rappresentazione del sociale – Punti di vista, sezione frontiere” promosso dal mensile Confronti (il Premio Confronti) e inserito nel prestigioso festival che, questo fine settimana, ha accolto un folto pubblico con proiezioni, incontri e dibattiti con registi e attori nella sede del Museo delle arti del XXI secolo dedicato alla creatività contemporanea di Roma.

La giuria presieduta da Gian Mario Gillio – composta dalla redazione del mensile Confronti, il direttore Claudio Paravati, Stefania Sarallo, Rocco Luigi Mangiavillano, e da esperti del settore, l’attrice e doppiatrice Lella Costa, il giornalista d’inchiesta Andrea Purgatori, il critico cinematografico Steve Della Casa, la giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi e il decano della regia cinematografica Giuliano Montaldo – ha premiato ieri sera il corto spagnolo «Namnala», di Nacho Solana, la storia di un vecchio artigiano esperto nel riparare elettrodomestici che un giorno, nella sua bottega, riceve la visita di un misterioso cliente.

La motivazione del premio Confronti: «Forte è il richiamo al tema della memoria, senza dimenticare il ruolo del progresso che oggi impone la sua velocità. Emerge l’idea della società di oggi che usa e getta, un materialismo che ha preso il sopravvento sul custodire e il prendersi cura. L’attaccamento ai vecchi elettrodomestici dei clienti, che ancora entrano nella vecchia bottega dell’artigiano sfiduciato, tracciano il solco per una via d’uscita. Un allarme velato ricorda la nostra precarietà e quella della nostra memoria ormai “digitale”, che stiamo certamente archiviando e forse consapevolmente perdendo. Nel gioco delle parti, e dei soggetti, emerge quanto solamente l’uomo, se vuole, può salvare se stesso e la propria memoria per ritrovare quella fiducia oltre i pregiudizi e le paure narrate nelle nenie infantili. Poi, c’è l’attuale dimensione del viaggio e la fuga per la salvezza, con la propria vita custodita in un “vecchio cofanetto” (la telecamera) grazie al quale, con l’aiuto di un altro uomo, poter condividere il perduto amore. Garbatamente, senza abusare di strategie d’effetto, con umiltà, il corto indaga nel dolore umano e nella fatica del vivere. Il tutto nell’armonia delle poche note sapientemente utilizzate, ci indica la strada per quell’umanità che pensavamo perduta. L’empatia è la strada maestra».

Il Festival ha premiato come miglior corto italiano «Bellissima», di Alessandro Capitani, per la semplicità, la freschezza e il modo diretto con il quale affronta temi importanti come la differenza tra essere e apparire, bellezza interiore ed esteriore, stereotipi di genere e aspettative personali narrati con grande attenzione alla messa in scena e alla scelta degli interpreti. E perché una favola può essere raccontata anche attraverso una storia reale. Menzione speciale invece al toccante documentario «La sedia di cartone», di Marco Zuin.

L’Asperger film festival è solo l’ultima parte di un percorso e di un progetto che si pone come obiettivo la socializzazione con coetanei nella situazione autistica, quindi l’entrare in contatto con persone neurotipiche, per affrontare la collettività, sino a sentirsi parte attiva di essa: «i nuovi arrivati imparano dai ragazzi che hanno più esperienza – dice il direttore artistico e coordinatore, Giuseppe Cacace – e sulla base delle proprie naturali attitudini decidono se occuparsi dell’accoglienza, della selezione dei corti, della presentazione dei film, della realizzazione di video e spot o della promozione sui social network». «Chi invece – prosegue Cacace – non si sente pronto a prendere parte attiva all’evento finale, è tra il pubblico, al Maxxi, ad applaudire i compagni e sentirsi comunque parte del gruppo».

L’Asff vuole concorrere a cambiare una volta per tutte la percezione che il mondo neurotipico ha dell’autismo e lo fa intervenendo sui ruoli: «la parte attiva sono i soggetti autistici e, per una volta, come ama sottolineare uno dei ragazzi che partecipa al progetto, “siamo noi che facciamo qualcosa per voi”. Una società che prende coscienza del fatto che non tutti gli handicap sono oggettivamente tali, e che alcune disabilità sono in realtà modi diversi di percepire e interpretare la realtà, è senza dubbio una società migliore, che rifiuta l’omologazione, riconosce e valorizza le proprie potenzialità e che accresce le proprie possibilità d’azione e di crescita».