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Tornano i “sedici giorni” per vincere la violenza di genere

Anche quest’anno si celebrano in Italia e nel mondo, come ormai accade dal 1991, quando l’Onu li ha istituiti, i “sedici giorni di attivismo contro la violenza di genere”, i sedici giorni per vincere la violenza sulle donne.

Si comincia il 25 novembre, giornata internazionale dedicata dall’Onu a questo tema, si “chiude” il 10 dicembre, anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Un percorso, insomma, che collega idealmente la violenza di genere alla violazione dei diritti umani.

Nel mondo sono coinvolte organizzazioni e chiese a tutti i livelli (si parla di 180 paesi e più di 5400 soggetti politici, religiosi e civili), nel nostro paese l’iniziativa non è ancora molto diffusa, e se a molti è ormai familiare la data del 25 novembre, in tanti pensano che la “sedici giorni” sia stata inventata dalle chiese evangeliche italiane.

Così osserva Gianna Urizio, che da quattro anni cura la pubblicazione del dossier dedicato a questa iniziativa dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia (Fdei).

La Fdei ha accolto già da diversi anni la proposta dell’Onu, a suo tempo fatta propria dal Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) e ogni anno diffonde questi importanti materiali.

«Come già nei tre anni precedenti sono la curatrice del quaderno e in particolare predispongo la parte “laica” delle varie giornate (dati Istat, diari di donne), la parte “evangelica” invece è scritta da donne evangeliche e da due uomini (lo scorso anno abbiamo sperimentato per la prima volta questa significativa collaborazione)».

Il documento è composto da 16 brevi “capitoli”, uno per ogni giorno, con un’introduzione o breve testimonianza, un versetto biblico commentato, una preghiera, un’“azione positiva” da intraprendere; suggerimenti per approfondire attraverso libri, documenti, siti internet, film.

Non solo la parte teologica, dunque, ma un forte richiamo all’attualità, all’impegno civile; sottolineato dal fatto che quest’anno per ogni giornata c’è anche uno specchietto con alcuni dati Istat, sulle varie tipologie di violenza, di vittime, di uomini abusanti. Si tratta di una delle novità di quest’anno, spiega Gianna Urizio:

«Ogni anno scegliamo un filone, un leitmotiv; lo scorso anno era “la violenza non conosce frontiere”, e si parlava dei tanti risvolti e contesti assunti dalla violenza (migranti, infibulazione,…); l’anno prima era il femminicidio. Quest’anno il tema “Dire basta è possibile” nasce dalla diffusione dei dati Istat 2015 sulla violenza di genere. I dati generali ci dicono che la situazione è simile al 2006-2007, ma si evidenzia che le donne denunciano di più, soprattutto le più giovani. Quindi questa è la prima novità, partire da questa affermazione essenziale: le donne stanno reagendo».

Quello che si vuole trasmettere è quindi un messaggio positivo, in un certo senso di fiducia verso il futuro. Sembrano andare in questa direzione le altre due novità di cui ci parla Gianna Urizio:

«La seconda è che in questo quaderno non abbiamo lavorato su storie di donne che hanno subito violenza e sono morte, ma parliamo di quelle che ne sono uscite, seppure con fatica e attraverso percorsi dolorosi, citando le loro testimonianze.

Dalla mia attività in un centro antiviolenza posso confermare l’importanza di scrivere, raccontare la propria esperienza, un’esperienza che magari non si riesce a dire: scriverla, fare memoria, significa prendere coscienza di sé, costruire la propria identità, per questo lo consigliamo sempre. Da queste e da altre storie vere nasce il nostro quaderno.

La terza novità è l’attenzione data alla bibliografia relativa al lavoro che viene fatto in italia con i cosiddetti “maschi maltrattanti”. Un fenomeno sicuramente da studiare, per capire quali sono le motivazioni che portano a questi comportamenti (e di solito pongono la causa scatenante al di fuori di se stessi; il classico “sono stato provocato…”)».

Qual è l’importanza di questo quaderno e il suo utilizzo?

«L’importanza del dossier è che si rivolge a tutti, uomini e donne, dentro e fuori le chiese. È uno strumento utile anche nelle scuole, dove già viene utilizzato e la bibliografia (soprattutto i film) possono dare utili indicazioni. Per quanto riguarda la diffusione, viene sempre realizzato in pdf e distribuito con stampa locale. Il dossier 2015 e degli anni precedenti si possono trovare sulla pagina facebook della Fdei, ma anche sul sito della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (www.fedevangelica.it) e di Riforma (www.riforma.it)».

Foto Fdei