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Liberato pastore evangelico in Sudan

Il pastore Kowa Shamal della Chiesa sudanese di Cristo, arrestato dal Servizio di intelligence e sicurezza nazionale del Sudan (Niss) lo scorso mese, è stato rilasciato pochi giorni fa. Mentre il suo collega, past. Hassan Abdurraheem, e l’attivista cristiano Talahon Nigosi Kassa Ratta, arrestati anch’essi il mese scorso, sono tuttora detenuti. «Questi casi sottolineano la crescente e sistematica persecuzione dei leader religiosi cristiani in Sudan», ha denunciato Christian Solidarity Worldwide, l’organizzazione cristiana impegnata nella difesa dei diritti umani e della libertà religiosa.

Entrambi i pastori sono stati arrestati mentre si trovavano nelle loro abitazioni. Anche se ai membri delle rispettive famiglie non è stata data motivazione per l’arresto, il pastore Shamal – responsabile della missione della Chiesa sudanese di Cristo – si è opposto alla demolizione della sua chiesa a North Khartoum avvenuta agli inizi del 2015, mentre Ratta, membro della Sudan Evangelical Presbyterian Church, si è opposto alla confisca dell’edificio di culto.

Gli arresti dei pastori Shamal e Abduraheem e dell’attivista Ratta sono avvenuti nello stesso mese in cui il pastore Hafiz Mengisto, ministro della Chiesa evangelica di North Khartoum, venne processato con l’accusa di ostacolare l’esercizio delle funzioni di un pubblico ufficiale.

Con la secessione del Sud Sudan nel luglio 2011, i cristiani hanno subito una crescente persecuzione in Sudan, considerato dal Dipartimento di Stato americano un paese di particolare preoccupazione per quanto riguarda la violazione dei diritti umani.

Mervyn Thomas, portavoce di Christian Solidarity Worldwide, ha dichiarato: «Pur accogliendo con favore il rilascio incondizionato del past. Kwa Shamal, rimaniamo preoccupati per l’incarcerazione del past. Hassan Abduraheem e dell’attivista Talahon Nigosi Kassa Ratta. L’arresto e la detenzione di questi uomini sono arbitrari e violano il loro diritto alla libertà e alla sicurezza della persona, così come regolato dall’art. 9 del Patto internazionale sui diritti civili e politici, e dall’art. 6 della Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, a cui ha aderito il Sudan. Chiediamo il loro immediato e incondizionato rilascio e facciamo appello alla comunità internazionale, in particolare all’Unione africana, affinché il Sudan mantenga fede ai suoi obblighi internazionali».

Foto: Di Ahmed Rabea – http://www.flickr.com/photos/99216220@N08/9325962193/, CC BY-SA 2.0, $3