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Probabile cambio di sede per il concilio panortodosso

Sarà Creta e non Istanbul ad ospitare il grande concilio Panortodosso previsto per la Pentecoste del 2016 sempre che i primati ortodossi riuniti in questi giorni a Ginevra riescano a ricomporre i dissidi. Le tensioni diplomatiche in corso fra Mosca e Ankara rischiano ancora di far cancellare un avvenimento di portata storica, atteso dall’intero universo ortodosso mondiale.

L’indiscrezione sul cambio di sede è riuscita a filtrare attraverso la fitta tela della sicurezza che circonda il vertice di due settimane in corso nella città elvetica.

Sembra questa l’ultima disperata mossa per scongiurare la cancellazione dell’assise che dovrebbe riunire circa 400 vescovi ortodossi, compreso il patriarca di Mosca Cirillo I, a questo punto non più nella cattedrale di Sant’Irene sul Bosforo, ma nella più tranquilla isola nel Mediterraneo.

Anche Ginevra, città in cui il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli possiede un edificio, è parsa per alcune settimane una possibile candidata ad ospitare il concilio. Ma Creta ha il vantaggio di appartenere alla giurisdizione di Costantinopoli, seppur di contro pare più complicata la gestione della sicurezza dei convenuti.

La data del 19 giugno, coincidente con la Pentecoste ortodossa, pare troppo prossima per riuscire a gestire tutta l’organizzazione, ma ufficialmente nulla filtra su un possibile rinvio.

Il solo fatto che i responsabili delle varie chiese, fra cui i più importanti quali il patriarca ecumenico Bartolomeo o Cirillo di Mosca siano presenti ai lavori è già letto come un segnale di incoraggiamento per proseguire sulla strada di una soluzione alle divergenze e poter così convocare la grande assise, che sarebbe la prima dopo lo scisma con Roma del 1054. Si tratta quindi di un appuntamento fortemente atteso, più volte rinviato, a lungo preparato.

«Si tratta di un’opportunità di scambio, per discutere dei problemi, prendere decisioni comuni sulle questioni che riguardano l’ortodossia. Ma è più di ogni altra cosa un’occasione per rinnovare il nostro sentimento di unione, soprattutto perché la comunione comune allo stesso calice ci rende tutti un solo corpo in Cristo» ha dichiarato il patriarca della Chiesa ortodossa russa. Una messa congiunta è stata celebrata domenica 24 sempre a Ginevra.

Ancora in dicembre Mosca non aveva sciolto i dubbi sulla propria partecipazione, a seguito dell’ultima riunione di Atene in cui i primati non erano riusciti ad accordarsi sui temi da trattare e sul regolamento interno del concilio. Rimangono sospese differenti visioni sulle date del calendario liturgico, sulla data della Pasqua, sulle modalità di proclamazione dell’ autocefalia e sullo statuto della diaspora.

Da un punto di vista diplomatico le lacerazioni in seno alla Chiesa ortodossa di Ucraina costituiscono un ostacolo all’assise agli occhi della Russia. Altre questioni pendenti sono la querelle fra Gerusalemme e Antiochia (il cui patriarca non si è presentato a Ginevra) per stabilire la giurisdizione sugli ortodossi del Qatar, e il riconoscimento della Chiesa ceca da parte di tutti i primati.

Da qui a fine settimana si tenterà di appianare le divergenze, per accordarsi ufficialmente su una data e su un luogo, per non compromettere un concilio, la cui preparazione risale almeno al 1961.

Foto via Pixabay