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Corridoi umanitari: si guarda ai prossimi arrivi

Il 4 febbraio è arrivata in Italia la prima famiglia siriana grazie ai corridoi umanitari messi in opera dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei) e dalla Comunità di Sant’Egidio. Una via sicura per evitare il pericoloso viaggio in mare e poter fare domanda di asilo nel nostro paese dopo un semplice volo. Il progetto prevede di accogliere circa mille persone, per le quali in tutta Italia ci si sta organizzando: parte dei profughi, come abbiamo raccontato ieri, verranno anche accolti in strutture della Diaconia Valdese. A Roma, la Fcei sta organizzando uno spazio per un primo gruppo, in arrivo nelle prossime settimane. Ne abbiamo parlato con Federica Brizi, coordinatrice del progetto accoglienza per i corridoi umanitari di Mediterranean Hope – Servizio Rifugiati e Migranti della Fcei.

Cosa prevede la vostra organizzazione?

«Come da progetto la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Comunità di Sant’Egidio prenderanno in carico l’accoglienza di tutti i beneficiari del progetto dei corridoi umanitari di Mediterranean Hope. Questo significa che ci occuperemo della loro accoglienza dal momento dell’arrivo per un percorso previsto di circa sei-nove mesi, prorogabile qualora ce ne fosse bisogno. Queste persone verranno accolte nelle strutture delle associazioni di riferimento: da Sant’Egidio con le loro strutture, dalla Fcei tramite una sede che verrà appositamente organizzata nei dintorni di Roma, vicino ad Aprilia. Una struttura dedicata, in cui prevediamo di accogliere 26 persone, che avremmo in gestione, in un terreno agricolo in campagna, in un luogo ideale per l’accoglienza, soprattutto per i nuclei familiari con bambini. Le altre persone che arriveranno tramite i corridoi umanitari verranno accolte sul territorio italiano tramite altre strutture afferenti alle chiese evangeliche tramite una convenzione con la Csd – Diaconia Valdese».

Con quale frequenza arriveranno i beneficiari dei corridoi umanitari?

«La frequenza dipenderà dai visti che lasceranno i Ministeri: siamo legati ai tempi burocratici e al rilascio di questo tipo di permessi. Ci aspettiamo, entro la fine del 2016, 500 persone in arrivo sia dal Libano che dal Marocco. Il Libano è il paese con il quale siamo riusciti ad avere in primis un accordo strutturato e a ottenere i primi visti».

I primi arrivi sono stati raccontati da molti quotidiani nazionali. Lei era presente: ci racconti questo momento.

«Un momento emozionante, perché rappresenta un punto di arrivo e di partenza insieme. Vedere questo progetto realizzabile, ancor più che realizzato, sicuramente è stato molto forte. Anche dal punto di vista umano, perché la prima famiglia che è arrivata aveva un valore particolare per noi, per la bambina con un raro tumore agli occhi, che aveva assoluto bisogno di cure e che ci ha fatto spingere sull’acceleratore con i Ministeri perché questo progetto potesse partire il prima possibile».

Come funziona la richiesta per i beneficiari?

«Le persone sono individuate già in Libano come particolarmente fragili e appartenenti a categorie vulnerabili. Spesso sono persone che hanno già ricevuto un riconoscimento dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati. Quando arrivano in Italia hanno con un visto di ingresso per motivi umanitari, alla frontiera, in aeroporto, depositano già la loro domanda di richiesta di asilo. Questa domanda verrà inoltrata in Questura e seguirà il normalissimo iter delle richieste di tutte le altre persone che arrivano in Italia per fare una domanda di asilo».

Quali sono i prossimi passi?

«Sicuramente un prossimo passo è quello di dimostrare che questo tipo di procedura è realmente realizzabile: totalmente sicura e non comporta dei rischi per i paesi ospitanti. Nel prossimo futuro siamo in attesa del primo gruppo consistente che arriverà ai primi di marzo e che sarà di circa 80 persone. Successivamente arriverà un nuovo gruppo, a distanza di un mese. Dopo di che ci auspichiamo di partire con il Marocco. Il protocollo di intesa che abbiamo stipulato con il Ministero degli interni e il Ministero degli affari esteri prevede i numeri che abbiamo detto: le potenzialità e la disponibilità ci sono. Speriamo che questo progetto pilota dia il via ad altri progetti reali e ripetuti nel tempo».

Foto: Gaelle Courtens/FCEI – Giulia Gori, Olivia Curzi Lopez, Federica Brizi durante l’accoglienza della prima famiglia accolta