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Liberati 148 prigionieri in Azerbaijan

Ieri in occasione del Nawruz, festa tradizionale che celebra il nuovo anno, il presidente dell’Azerbaijan, Ilham Aliyev, ha firmato un decreto con il quale sono stati liberati 148 prigionieri, tra cui giornalisti, difensori dei diritti umani, attivisti pro-democrazia, blogger, membri dell’opposizione.

Le accuse e le condanne nei confronti dei 148 rilasciati variano dal teppismo al possesso di droga, dai cosiddetti crimini economici al tradimento. In realtà, come ha più volte documentato e denunciato l’organizzazione internazionale per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch, i detenuti rientrano nell’elenco delle voci più critiche messe a tacere dal governo, che ha adottato una politica repressiva che ha raggiunto il suo picco nel 2015.

Nell’elenco dei liberati c’è Rasul Jafarov, fondatore della Ong Human Rights Club, arrestato nell’agosto 2014 per aver lanciato una campagna che intendeva attirare l’attenzione internazionale sul deterioramento della situazione dei diritti umani nel paese, e condannato nell’aprile 2015 a sei anni e mezzo di carcere per false accuse di evasione fiscale e rapporti d’affari illegali.

Sono ancora detenuti ingiustamente: l’analista politico Ilgar Mammadov, a dispetto della decisione sul suo caso della Corte europea dei diritti umani e i ripetuti appelli per la sua liberazione da parte del Consiglio d’Europa; l’avvocato dei diritti umani Intigam Aliyev; la nota giornalista investigativa, Khadija Ismayilova. Inoltre, il giovane attivista Ilkin Rustamzadeh e il giornalista Seymur Hazi.

Molti attivisti azeri si sono mobilitati senza sosta per la libertà dei loro colleghi. E anche molti soggetti internazionali – tra cui gli Stati Uniti, la maggior parte degli Stati membri dell’Unione europea, il segretario generale del Consiglio d’Europa e il Commissario per i diritti umani – hanno fatto pressione sull’opinione pubblica chiedendo al governo dell’Azerbaijan la liberazione di quanti sono detenuti ingiustamente.

Dunque, il perdono concesso ieri dal presidente Aliyev ai 148 prigionieri è senza dubbio un importante passo, ma c’è ancora molto lavoro da fare perché in paesi come l’Azerbaijan la libertà di espressione e di stampa siano diritti tutelati e garantiti.

Foto: Images ©iStockphoto.com/daymir