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Rupert Lazar, nuovo presidente dell’Unione battista inglese

Sabato 14 maggio si è svolta presso il King’s Centre di Oxford, l’annuale Assemblea dell’Unione battista della Gran Bretagna, nel corso della quale ha ricevuto l’incarico di presidente Rupert Lazar, pastore della East Barnet Baptist Church, che succede alla pastora Jenni Entrican, che continuerà a svolgere servizio come vice presidente della Federazione battista europea.

Il neo presidente ha illustrato ai partecipanti il tema che ispirerà il suo mandato: «Unto per fare il bene», tratto dal testo di Atti 10, 38. Fare il bene è la chiamata rivolta a ciascun credente ad andare nel mondo e ad essere una benedizione in qualunque situazione ci si trovi. «Guardate il prossimo con sguardo gentile, tenero, e fate ciò che Gesù avrebbe fatto» ha detto Rupert.

Inoltre, il tema è un richiamo alla potenza dell’Evangelo che agisce nella vita dei credenti. «Troppi di noi hanno perso la fiducia nella potenza che il Vangelo ha di cambiare la vita», Rupert ha aggiunto. «Non dobbiamo chiuderci in rigidi schemi, ma dobbiamo seguire l’esempio di Gesù, e il potere verrà attraverso lo Spirito Santo che è dinamico, duttile più della vita che stiamo vivendo in questo momento. Quando iniziamo a creare degli schemi fissi, sorgono problemi. Non lasciamo che ad evangelizzazione siano gli esperti. Non credo che Gesù abbia voluto degli schemi rigidi».

Rupert Lazar ha poi affermato di non accettare l’atteggiamento di quelle persone che affermano di non aver ricevuto «doni». «Ogni cristiano ne ha ricevuto almeno uno, né troppo piccolo né insignificante. In realtà, abbiamo ricevuto molti doni per costruire la chiesa».

Nato a Trinidad, Rupert è il primo presidente dell’Unione battista inglese di origini caraibiche. Vi è stato in precedenza un presidente cingalese (Fred George, 1997-8), e uno ghanese (Kingsley Appiagyei, 2009-10).

Congratulazioni sono giunte da Paul Msiza, presidente dell’Alleanza battista mondiale, che ha incoraggiato i battisti inglesi a mantenere vivo il loro impegno per la missione, «in modo da continuare a tenere viva la fiaccola accesa da testimoni come William Carey».

Nel corso dei lavori assembleari, un’intera sezione è stata dedicata alla crisi dei rifugiati e alla risposta che i battisti stanno dando in diversi paesi (Libano, Giordania, Grecia, Croazia, Calais).

A partire dalle discussioni e dalle riflessioni condivise, la pastora Lynn Green, segretario generale dell’Unione battista, ha evidenziato i temi della collaborazione e della solidarietà messe in campo, ma anche «la narrativa negativa» sui profughi presente su molti mezzi di comunicazione.

Secondo la pastora, Dio sta dando uno scossone alla nazione tutta attraverso questa emergenza a cui la gente in generale sta rispondendo con lamento e rabbia.

A conclusione di questa sessione, la pastora Lynn Green e David Kerrigan hanno presentato una dichiarazione di impegno verso i rifugiati, di cui riportiamo di seguito alcuni passaggi:

«Noi stiamo con coloro che vorranno accogliere lo straniero. (…)
Riconosciamo il costo per noi di costruire comunità che siano rifugio, ma osiamo credere che i valori del Regno di Dio abbiamo maggior valore.
Celebriamo il coraggio di coloro che vengono in cerca di rifugio, riconoscendo la nostra comune umanità, e crediamo che Dio sia all’opera in noi.
Cercheremo la volontà di Dio, anche in mezzo al caos e alla tragedia umana.
Desideriamo una narrazione diversa, caratterizzata dalla giustizia e dalla misericordia.
Mettiamo da parte l’interesse personale e vivremo questa storia terrena come cittadini del cielo».

Foto: via flickr.com