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Le chiese tedesche e gli scritti luterani sugli ebrei

È uscito all’interno del numero 22 di Riforma (in data 3 giugno) un fascicolo di 8 pagine dedicato al complesso rapporto fra Lutero e gli ebrei. Figlio, ma anche protagonista, della propria epoca, Lutero, che pure in un primo tempo guardò con benevolenza al popolo ebraico, arrivò in seguito a esprimere giudizi che definire imbarazzanti è dir poco. Espressioni di disprezzo, seppur motivate su base teologica e non razziale (Lutero, in buona compagnia di altri Riformatori, non si capacitava che gli ebrei non avessero riconosciuto e non volessero riconoscere Gesù Cristo come Messia), conducevano a strali di grande violenza, su cui non è sufficiente dire che quello «era lo spirito del tempo». Evocare la possibilità di bruciare le sinagoghe e i libri sono «gesta» che suscitano orrore, anche se noi oggi tendiamo a leggere queste affermazioni con gli occhi di chi ha visto (o studiato) la persecuzione e la strategia nazista di annientamento del popolo ebraico: una ideologia che strumentalizzò non poco il pensiero di Lutero.

Per questi motivi Riforma ha inteso pubblicare il testo di due importanti documenti delle chiese tedesche (dal Sinodo 2014 della Chiesa dell’Assia e Nassau, e dal Sinodo generale del 2016 della Chiesa evangelica – Ekd) che propongono delle considerazioni aggiornate che vanno oltre l’ammissione del peso di una colpa vecchia di secoli.

I due testi sono corredati da alcuni commenti significativi scritti per il nostro giornale, che portano la firma di Daniele Garrone, professore di Antico testameto alla Facoltà valdese di Teologia; di Giuseppe Momigliano, rabbino capo della comunità ebraica di Genova; e del pastore Heiner Bludau, decano della Chiesa evangelica luterana in Italia.