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Le chiese in Germania contro la vendita di armi

L’approvazione da parte del governo tedesco del rapporto 2015 sulle esportazioni di armamenti diventa ancora una volta un’opportunità per le chiese del paese per richiedere una legislazione più severa in materia. La vendita di macchinari da guerra è infatti quasi raddoppiata in 1 anno.

Alla luce delle nuove autorizzazioni che consentono di esportare armi anche verso le cosiddette aree di crisi, le chiese protestanti e cattolica hanno invece sottolineato l’urgenza di un cambio di rotta.

«Alla necessità di una legge più precisa aveva già fatto cenno a febbraio anche il ministro dell’Economia Sigmar Gabriel – racconta Martin Dutzmann, delegato della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) presso il Bundestag e il Governo – ; ad esempio dovrebbe essere possibile poter annullare degli ordini una volta verificato che l’acquirente non rispetta i diritti umani o ha intenti che possono divenire pericolosi per la pubblica incolumità. Non possiamo rimanere silenti davanti a così poche certezze». Stessa lunghezza d’onda nel mondo cattolico con il vescovo Karl Justen che ha usato parole simili, affidate ad un comunicato della Gkke, una commissione interreligiosa protestante e cattolica che si occupa di sviluppo.

Nelle 132 pagine del documento approvato lo scorso mercoledì dal Governo tedesco si legge che armi e macchinari hanno fruttato 7,9 miliardi di euro, contro i 4 miliardi del 2014, un incremento colossale. Le sole consegne verso il Qatar valgono 1,6 miliardi di euro e su questo specifico punto sono state particolarmente critiche le voci delle chiese: «Il Qatar è coinvolto nel conflitto yemenita, in un’area geografica al centro di violenze e conflitti, e noi diventiamo quindi complici di oscure trame e violenze che fatichiamo a conoscere».

Il 41% delle vendite del 2015 sono state indirizzate verso nazioni dell’Unione Europea e della Nato, e ben il 59% è andato a Stati terzi.

E’ sceso invece di un terzo il valore complessivo delle esportazioni di armi di piccolo calibro, «ma ciò è dovuto in parte anche al fatto che la Germania ha concesso licenze, ad esempio all’Arabia Saudita, per consentire la produzione all’interno dei propri confini delle armi necessarie» conclude Martin Dutzmann.

Immagine: CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=865554