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Costruire chiese sempre più inclusive

La 44a Assemblea generale dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia si è conclusa oggi con un culto con celebrazione della Cena del Signore, guidato dal seggio nelle persone di Stefano Meloni, presidente, Paola Zambon, vicepresidente, Susanna Chiarenzi, segretaria agli atti. Tra gli ultimi compiti affidati ai delegati e alle delegate delle chiese, riuniti a Chianciano da sabato 29 ottobre, ci sono state alcune votazioni e l’approvazione degli atti. In particolare ne sono stati votati tre a stragrande maggioranza, legati alle questioni di genere.

Il primo riguarda la violenza di genere. Poiché la violenza che gli uomini compiono contro le donne è una questione che riguarda la fede di ogni credente, le chiese battiste si sono impegnate a sostenere e a promuovere le iniziative già esistenti nelle comunità e in ambito evangelico che contrastino la cultura che favorisce gli episodi di violenza di genere, dando anche nuovo slancio al gruppo di lavoro maschile sulla violenza di genere, operativo da alcuni anni.

Il secondo atto, invece, saffronta il tema «fede e omosessualità» nell’orizzonte della costruzione di chiese sempre più inclusive. Tenuto conto della riflessione che è stata portata avanti in ambito battista su questa tematica, fin dalla fine degli anni Novanta, e, visti gli atti che sono stati approvati nelle precedenti assemblee generali (2012 e 2014), che hanno esortato le chiese a mobilitarsi contro l’omofobia e la transfobia, e considerata, la recente legge sulla Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze, approvata dal Parlamento italiano, l’Assemblea battista – recita l’atto – «invita ed esorta le chiese a proseguire, o ad avviare ove non sia stato iniziato, il confronto riguardo la piena inclusione e partecipazione delle persone omosessuali nella vita delle chiese stesse; ed auspica che tale processo conduca alla benedizione delle coppie omosessuali laddove venga richiesta».

Infine con un terzo atto, l’Assemblea generale ha ribadito la propria ferma opposizione verso ogni forma di omofobia, considerando omofobia anche il pensare l’omosessualità come una malattia del corpo e dell’anima. L’Assemblea ha affermato la piena accoglienza dei percorsi umani spesso travagliati di fratelli e sorelle che sono alla ricerca o ridefinizione della propria identità di genere, e «ha rivolto l’invito alle chiese di affiancare i pastori e le pastore nell’importante compito di ascolto, mediazione e catechesi, perché le diverse posizioni che sull’argomento ancora si registrano, possano essere rappresentate in un clima di rispetto reciproco, di fraternità e serenità».

Foto Pietro Romeo