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In Belgio l’ora di religione mantiene l’appeal

Entrata nel programma scolastico a partire dal primo ottobre, in Belgio la nuova materia “Educazione alla filosofia e alla cittadinanza” non ha registrato un elevato numero di partecipanti fra le bambine e i bambini delle scuole primarie, tutt’altro.

Il nuovo corso sostituisce, per chi lo desidera, la seconda ora di insegnamento religioso, prevista da una legge del 1958 che norma la questione.

A partire da questo anno scolastico i genitori potevano dunque scegliere se far frequentare ai propri figli la classica seconda ora di religione, o meglio di storia delle religioni, o se sostituirla con il nuovo insegnamento.

Nonostante una massiccia campagna di molte associazioni laiche, impegnate a promuovere il corso di filosofia alla cittadinanza, considerato più vicino alle attuali sfide della nostra società, e nonostante le preoccupazioni dei vari vertici religiosi del Paese, i quali avevano prodotto una lettera rivolta al governo di Bruxelles volta a manifestare forte malumore per l’accantonamento della questione religiosa dalle aule scolastiche, soltanto l’8% degi studenti ha chiesto di partecipare alle nuove lezioni.

Una percentuale assai bassa, che reca come prima conseguenza immediata il mantenimento del posto di lavoro per circa un migliaio di insegnanti di religione, che sarebbero risultati di troppo rispetto alle nuove necessità.

Con una lettera pubblica i leader protestanti, cattolici, ortodossi, ebraici, evangelici e musulmani avevano esortato i genitori a non accantonare una conoscenza di una materia fondamentale per comprendere in cosa crede il proprio vicino di casa, il proprio compagno di banco, e attraverso il dialogo e la comprensione superare i muri di odio che caratterizzano questi nostri tempi. L’appello deve aver evidentemente fatto centro.

Fra i firmatari degli appelli segnaliamo Monsignor De Kesel, arcivescovo di Malines-Bruxelles, il metropolita Atenagora della Chiesa ortodossa in Belgio, Philippe Markiewicz, presidente del Concistoro centrale israelita del Belgio, Salah Echallaoui, presidente dell’Esecutivo dei musulmani del Belgio, il pastore Stephan Fuite, presidente della Chiesa protestante unita del Belgio e Geert Lorein, presidente del Sinodo federale delle Chiese protestanti e evangeliche belghe.

Immagine: via istockphoto.com