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La visibilità del Regno di Dio

Quelli che amano il tuo nome si rallegreranno in te
Salmo 5, 11

Benché Gesù Cristo non l’abbiate visto, voi lo amate; credendo in lui, benché ora non lo vediate, voi esultate di gioia ineffabile e gloriosa
I Pietro 1, 8

Da un lato – prima di ogni altra cosa – bisogna dire che quella descritta è esattamente la nostra fede. Provo una certa commozione quando leggo testi come questi, che descrivono con semplicità e profondità la realtà della nostra fede, che ama, crede, esulta di gioia per Gesù. Dall’altro lato non si può tacere il fatto di quanto tutto ciò sia diventato terribilmente irrilevante, non solo per la società, ma spesso anche per noi credenti stessi. È innegabile che questa fede sia difficile da trovare in giro.

La motivazione di questa semplicità e profondità non è però data dal sostanziale benessere, né dalla particolare semplicità intellettuale dei lettori di Pietro, ma è da ricercare nella prospettiva della fede. La fede non dipende dalle difficoltà, anzi, le difficoltà sono da mettere in conto, perché vanno messe in relazione alla testimonianza cristiana, esse sono la conseguenza di una testimonianza coerente; e quindi esse vanno anche comprese come opportunità di maturazione della fede. Invece la fede qui sembra dipendere da una prospettiva escatologica, che non è semplicemente un rimandare tutto a quando saremo in cielo, ma una tensione morale legata alla presenza nel mondo del Regno di Dio. È la visibilità del Regno di Dio nella comunità che è in gioco.

Oggi ci siamo abituati a mettere le difficoltà in relazione alla malattia, al male di vivere, alle difficoltà economiche, ed accettarle appare una ingenuità o, peggio, una sciocchezza. Forse per questo non riusciamo più ad avere una fede gioiosa e serena, manca in noi la tensione morale di mostrare nella comunità la presenza di Dio nel mondo.

Immagine: via istockphoto.com